AVELLINO – “In questa storia del bando Asl annullato si intravedono profili di violazioni civili e penali”: per l’avvocato Massimo Passaro (anche leader del gruppo civico ‘I Cittadini in Movimento’) c’è margine per avviare una class action da parte degli oltre 360 partecipanti al bando che erano stati ammessi alla prova selettiva e che poi si sono visti annullare, pochi giorni fa, l’intero concorso (Bando dell’Asl di Avellino, beffa per oltre 400 partecipanti: quota pagata e concorso annullato). “Tutte queste persone – dice l’avvocato Passaro – avevano pagato i 10 euro dell’iscrizione. E ora dove sono finiti quei soldi? Che ci hanno fatto? Se l’Asl ha deciso di propria iniziativa di annullare il concorso, li deve tantomeno restituire. Se ci sono stati dei costi per l’organizzazione delle commissioni esaminatrici è un problema dell’Asl, non dei candidati al concorso”.
Quindi c’è la possibilità di restituire un po’ di giustizia a queste centinaia di candidati avellinesi? “Sì, c’è margine per fare causa e chiedere innanzitutto la restituzione dei 10 euro e poi anche un risarcimento dei danni: perché tutte queste persone oltre a pagare i 10 euro i candidati hanno comprato dei libri e in molti casi hanno anche pagato dei corsi di formazione, che costano anche mille euro. Per prepararsi al concorso dell’Asl di Avellino hanno investito soldi, tempo e aspettative”.
C’è poi la questione del Centro per l’impiego. Nella stessa comunicazione dell’annullamento del bando inviata ai candidati, l’Asl aggiunge che i nominativi di quelli che erano stati ammessi a partecipare al concorso saranno trasmessi al Centro per l’Impiego: “E perché – riflette Passaro – li passano al Centro per l’Impiego? Per poter poi attingere alle loro liste in un secondo momento? Allora non è vero che non hanno più bisogno di quelle figure! E se ne hanno bisogno perché hanno annullato il concorso? Perché, se proprio erano cambiate le ‘esigenze aziendali’ non hanno comunque portato a termine la gara per poi avere a disposizione una graduatoria, congelata, dalla quale attingere in un secondo momento? E poi siamo sicuri che la trasmissione di quella lista al Centro per l’Impiego non violi la privacy dei candidati? Queste sono tutte domande alle quali bisogna dare una risposta, magari la risposta qualificata di un giudice. Per questo credo che ci siano ampiamente i margini per portare avanti una class action”.
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