La Nuova Carbonara è una tappa irrinunciabile per una cucina che a ben ragione si può definire ricercata e inusuale, con un D’Annunzio alla regia ci si aspetta di tutto.
Il ristorante è divenuto nel tempo un’istituzione nel panorama ristorativo dei gourmet senza fronzoli, amerei definirli, risultato raggiunto dopo un percorso lungo e non facile All’inizio è stata dura, ripagato dalla sua testardaggine, quale irpino 100%,la sua non è una cucina “normale”, stabile. Per sintetizzare la definirei Irpina, ma contaminata da influssi provenienti da ogni luogo, una proposta quasi “fusion”, ma in realtà assolutamente Irpina per gusto e varietà d’ingredienti. Gerardo ha ridato vita a questa parte abbandonata del paese di Aquilonia(AV), con una proposta ricettiva per i vari turisti o visitatori che hanno il coraggio di arrivare in questo luogo a dir poco leggendario dall’Oste. Al fine di far conoscere questa enclave irpina, per lui la cucina è un hobby, dove si diverte a ricercare e sperimentare menù a dir poco “bizzarri”. L’ambiente è molto caldo e accogliente, come un salotto di casa, tutto rigorosamente in pietra viva ed elemnti di legno, la cucina e a vista ed aperta al pubblico, indice di trasparenza e convivialità assoluta, anche se ad un primo impatto col possente fisico dell’oste non sembrerebbe. Alla porta si può trovare un cartello, su cui è scritto che è chiuso per festa privata, che fare? Bussare gentilmente e condividere quello che l’oste ha preparato, senza pretendere nulla e trovarsi con ospiti illustri, come lo chef stellato Antonio Pisanielloe un semplice ranzo domenicale si trasforma in un’esperienza unica.
Per anni tante tradizioni – italiana, tailandese, tunisina – sono state unite armoniosamente in quelli che non sono solo piatti, ma opere d’arte culinaria. Ed ecco allora pesce e spezie, frutta e verdura, erbe fresche ed erbe secche, tutti prodotti che a ogni menu cambiano vita, richiamano sapori lontani o vicini, immagazzinati da D’Annunzio nella mente dopo tutti i suoi viaggi. «Ho sempre lavorato e ho sempre mangiato, non si vede?», scherza l’Oste mentre arriva a tavola con le sue portate servite rigorosamente in piatti di ceramica di terracotta, indicandosi la pancia.
Arriva con infinite entrée a base di ortaggi freschi e conservati, con dei piatti freddi da Puntarelle e papacelle all’aceto, Lingua cotta a vapore con rucola selvatica e chicchi di melograno, Carpaccio di carciofi marinati nel vin cotto e caciocavallo podolico e mentre si aspetta un fuori programma di un ospite, che ha portato gli ingredienti per una frittata con salsiccia secca e peperone crusco compaiono per magia taglieri con salumi e formaggi.
Si riprende con un Risotto con zucca e salsiccia e non potevano mancare Le cannazze al ragù, piatto tradizionale della domenica in famiglia da queste parti, accompagnate dai pezzi di “carni” si fa per dire, che erano nel ragù, coda e cotenne farcite e per finire prima dei dolci preparati rigorosamente dal D’annunzio, Fegato farcito in rete e coto in forno.
Il vino della casa è rigorosamente prodotto dal suo viticoltore personale Franco Raffaele ma non mancano le incursioni dei produttori irpini amici che decidono di sponsorizzare con i loro vini e offrire a tutti gli ospiti presenti in sala, come Luigi Caggiano e Emilio Di Placido della cantina Sella delle Spine di Taurasi. Qui tutto si può, sembra che il tempo non sia mai passato, anzi continua a scorrere con ritmi e abitudini unici, inimmaginabili se non vissuti, attraverso, appunto sapori e gesti dal gusto antico che l’Oste di Nuova Carbonara ha saputo magistralmente preservare e replicare.