di Rosa Bianco
Ieri attraverso il più importante e seguito dei social, quale facebook, il Maestro Gennaro Vallifuoco, pittore di fama e docente all’Accademia di Belle Arti di Napoli, ha lanciato un appello che interpella non solo il governo, ma la coscienza civile del nostro Paese. Con parole nette e vibranti, Vallifuoco chiede all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni di interrompere ogni fornitura di armi e rapporto commerciale con Israele, di adoperarsi per la fine del massacro in Palestina e per l’ingresso immediato degli aiuti umanitari. La sua richiesta va oltre il contingente. Essa si radica nel cuore della Costituzione repubblicana, che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
È dunque nel nome della nostra Carta fondamentale che Vallifuoco sollecita un impegno concreto: il riconoscimento dello Stato di Palestina, il sostegno a un cessate il fuoco permanente, l’adozione di sanzioni contro chi perpetua atrocità. Viviamo in un tempo in cui la guerra, che la nostra Costituzione definisce già “ripudiata”, si presenta con il volto nudo dell’orrore. Lì dove i bambini muoiono e le città diventano macerie, si infrange ogni pretesa di civiltà. Vallifuoco ci ricorda che il silenzio non è mai neutrale: è una forma di complicità. La sua voce, allora, ci pone dinanzi a una scelta che è più radicale di ogni calcolo geopolitico: essere custodi della dignità umana o ridurci a spettatori dell’atrocità. Qui l’ etica si intreccia alla politica, perché la domanda è elementare e abissale al tempo stesso: che cosa significa “restare umani”?
“Non c’è più tempo”, ammonisce l’artista. È la temporalità stessa a essere minacciata: un popolo senza futuro, una memoria che rischia di essere sepolta sotto le macerie, una giustizia differita che diventa ingiustizia. Non rispondere a questo appello significa tradire non solo una parte di umanità, ma l’umanità stessa. Rispondere, invece, vuol dire riconoscere che la pace non è un sogno ingenuo, bensì la più alta esigenza della ragione e del cuore. Non si tratta soltanto di politica estera. È una questione di umanità e di dignità civile. Restare in silenzio davanti a una tragedia che lacera non solo il Mediterraneo, ma il mondo intero, significa rinunciare a un tratto essenziale della nostra identità democratica. Restiamo umani: interveniamo presto, non c’è più tempo! – “grida” il Maestro. Il suo “grido” richiama ciascuno di noi, cittadini e istituzioni, a una responsabilità che non può più essere rinviata. Allego il link dell’ appello del Maestro Vallifuoco: https://www.facebook.com/share/r/1CSRivoDMG/



