Di Rosa Bianco e Fiore Carullo
Dal 30 gennaio al 2 marzo 2025, i Musei di San Salvatore in Lauro ospitano una mostra fotografica unica nel suo genere: “DC: Storia di un Paese”, un viaggio visivo attraverso cinquant’anni di storia della Democrazia Cristiana (1942-1994). Organizzata dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni dell’ 80esimo Anniversario della nascita della Democrazia Cristiana e dalla Fondazione De Gasperi, con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, questa iniziativa si presenta come un’occasione imperdibile per riflettere sul ruolo centrale della DC nella formazione dell’Italia repubblicana e democratica.
La DC: un partito e una missione storica
La nascita della Democrazia Cristiana nel 1942, in un’Italia ancora immersa nella tragedia del fascismo e della guerra, segna uno spartiacque nella storia politica e sociale del Paese. Fu un progetto visionario, che coniugava l’etica cristiana con i principi democratici in un periodo in cui entrambe le idee sembravano minacciate. Come disse Alcide De Gasperi, uno dei padri fondatori e principale riferimento del partito: “La politica dei cattolici non può essere una politica di potere, ma una politica di servizio”.
Questa affermazione sintetizza il nucleo della missione della DC: rappresentare un pilastro morale e politico per la ricostruzione di un’Italia devastata, non solo materialmente, ma anche nei suoi valori fondamentali.
Un lungo cammino tra trionfi e contraddizioni
La mostra fotografica racconta un arco temporale che va dalla Resistenza al crollo della Prima Repubblica, evidenziando come la DC abbia attraversato e plasmato tutte le fasi cruciali della storia contemporanea italiana. Fu la DC a guidare il processo costituente, lavorando alacremente per unire le forze antifasciste attorno a una Costituzione, che ancora oggi rappresenta il cuore pulsante della democrazia italiana.
Negli anni successivi, sotto la guida di leader come De Gasperi, Fanfani, Moro, e Andreotti, la DC si fece carico di sfide straordinarie, quali: la ricostruzione economica nel dopoguerra, la definizione del modello di welfare state italiano, il difficile equilibrio tra le spinte modernizzatrici e le radici cattoliche e la gestione della Guerra Fredda, con la scelta euro-atlantica, come architrave della politica estera.
Lungo questo percorso, la DC conobbe successi senza precedenti, come il miracolo economico e l’ingresso a pieno titolo dell’Italia tra le grandi potenze industriali, ma anche momenti di crisi e contraddizioni, culminati con il tramonto della Prima Repubblica negli anni ’90.
Una riflessione filosofica: il contributo della DC alla democrazia
La mostra non è solo un’esposizione di immagini; è anche un invito a riflettere sul significato della politica come servizio alla comunità. La DC, nonostante i suoi errori, incarna un’idea di politica che oggi appare quasi utopica: la capacità di mettere al centro l’interesse collettivo e di mediare tra istanze diverse, senza mai perdere di vista la coesione sociale.
Come ammoniva Aldo Moro: “Se si perde il contatto con la gente, la politica diventa un fatto meccanico, arido, sterile”. Eppure, Moro stesso cadde vittima di un periodo in cui l’incomunicabilità tra le parti – tra Stato e terrorismo, tra forze democratiche e derive ideologiche – sembrò incolmabile.
La storia della DC è anche un monito: essa ci ricorda quanto sia fragile la democrazia e quanto sia necessario l’impegno di tutti per preservarla.
Un evento che unisce passato e presente
L’inaugurazione della mostra, prevista il 30 gennaio 2025, sarà anticipata da una presentazione a cura di personalità di spicco:
Ortensio Zecchino, presidente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni degli 80 anni della DC.
Paolo Alli, Segretario Generale della Fondazione De Gasperi.
Un dibattito con studiosi e politici, tra cui Silvia Costa, Stefano Ceccanti, Giuseppe Parlato e Antonio Polito.
Questo incontro rappresenta non solo un’occasione per celebrare il ruolo della Democrazia Cristiana nella storia nazionale, ma anche un momento di confronto su temi di grande attualità, come il rapporto tra etica e politica, l’equilibrio tra pluralismo e coesione sociale e il futuro della democrazia in un’epoca segnata da profonde trasformazioni globali.
La memoria come strumento di consapevolezza
“DC: Storia di un Paese” non è semplicemente una rassegna di fotografie storiche, ma un percorso di consapevolezza e introspezione collettiva. Le immagini in esposizione non racconteranno solo la storia di un partito, ma quella di una nazione, che ha saputo rialzarsi dalle macerie della guerra, per costruire un sistema democratico solido.
La DC, in questo contesto, si presenta come il filo conduttore di un’Italia, che ha attraversato la modernizzazione senza perdere del tutto il legame con le proprie radici. Il contributo della Fondazione De Gasperi e del Comitato Nazionale per le Celebrazioni degli 80 anni della DC testimonia il valore di recuperare il passato, per interpretare meglio il presente.
La sfida della contemporaneità
In un mondo in cui il populismo e la disaffezione politica sembrano mettere in crisi i fondamenti stessi della democrazia, la riflessione sulla storia della DC può offrire spunti preziosi. Come disse Giorgio La Pira, sindaco cattolico di Firenze e figura carismatica legata alla DC: “La politica è l’arte di rendere possibile il necessario”. Un messaggio che richiama alla responsabilità e alla lungimiranza di chi, ancora oggi, si trova a operare nelle istituzioni.
Un’eredità da riscoprire
La mostra si chiuderà il 2 marzo 2025, ma il dibattito che essa intende suscitare non avrà fine. Il percorso della Democrazia Cristiana, tra luci e ombre, resta una lezione di politica e di visione. Riscoprire questa storia significa riaffermare la centralità della democrazia, come spazio di dialogo e partecipazione, valori che la DC ha cercato di incarnare nei suoi cinquant’anni di esistenza.
Come ammonì Aldo Moro nel pieno della sua tragica parabola politica: “La storia non si ferma. La storia continua oltre di noi, con o senza di noi, e tutto ciò che possiamo fare è cercare di darle un significato”. Questo evento, con la sua ricchezza storica e simbolica, ci invita a fare esattamente questo: dare un significato al passato, per orientare meglio il futuro.
La memoria della DC, dunque, non è solo una questione di archivio, ma una traccia viva e pulsante di ciò che l’Italia è stata e, forse, di ciò che può ancora diventare.