Si fa riflessione sul valore della democrazia e insieme attenta ricostruzione dei rapporti tra governanti italiani e vertici militari nel corso delle indagini sul disastro aereo di Ustica avvenuto nell’estate del 1980 il volume di Mario De Prospo “Protagonisti Controvoglia, Governi e militari durante le indagini sulla strage di Ustica (1980-1982). Docente di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna, collaboratore del centro di ricerca Guido Dorso, De Prospo consegna ai lettori un prezioso volume, frutto di uno studio realizzato tra il 2018 ed il 2020, grazie ad una borsa di studio presso il dipartimento di Scienze Politiche e sociali dell’Università degli Studi di Pavia e alla collaborazione con l’Istituto Storico Parri dell’Emilia Romagna di Bologna e l’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica. Lo studio sarà presentato questo pomeriggio, alle 19 presso il Circolo Avionica a via Cristoforo Colombo 16. Interverranno Marcello Ravveduto e Generoso Picone. Introdurrà l’incontro Nunzio Cignarella, presidente del Centro Dorso. Modera Bianca Fenizia. “Il saggio – spiega De Prospo – nasce grazie alla direttiva dell’allora presidente del Consiglio Renzi che consentiva finalmente di consultare i documenti relativi alle stragi tra gli anni ’60 e gli anni ’80. Si tratta di documenti che ricostruiscono le indagini su Ustica e non aggiungono ulteriori tasselli rispetto ai risultati dell’inchiesta Priore che disegnava uno scenario di guerra e accusava i militari areonautica di alto tradimento per non aver informato correttamente il governo. Questa ipotesi non viene smentita dalle carte ma ad emergere sono soprattutto le tensioni tra ministero della difesa e vertici militari, da un lato c’è la democrazia che deve rispondere alle pressioni dell’opinione pubblica, decisa ad ottenere chiarezza sulle cause della strage, dall’altra c’è un’amministrazione tecnica in possesso di conoscenze e informazioni specifiche, che finisce per essere messa sotto accusa. A confrontarsi sono democrazia e tecnocrazia, parlo nel titolo di ‘protagonisti controvoglia’ poichè è l’inchiesta a chiamare in causa l’areonautica sulla possibilità che sia stato un missile ad abbattere il Dc9 e sul fatto che i vertici militari non potevano non essere al corrente di ciò. A rivivere sono le tensioni nate all’indomani delle indagini, a partire dalla prima perizia effettuata, con l’areonautica militare che si sente vittima di una campagna di delegittimazione e i politici che devono fare i conti con le richieste dei parenti delle vittime, dell’opinione pubblica e della commissione stragi che indaga insieme ai magistrati. Cruciale la data del 1992 in cui il governo Amato deciderà di costuirsi parte civile nell’indagine, separando i propri destini da quelli dei vertici dell’areonautica. Nel 1995 sarà, invece, per la prima volta un militare, il generale Corcione, a guidare il ministero della difesa, sarà il canto della cigno della repubblica dei partiti, costretta a fare i conti con una presenza sempre più forte dei tecnici. Si tratta di un discorso che si inserisce in una parabola più generale che arriva fino ai giorni nostri”. Uno studio frutto di una rigorosa consultazione dei documenti “provenienti dagli archivi privati di Cossiga, Andreotti, della commisione stragi, del Tribunale della corte d’appello di Roma, del ricco materiale giornalistico, a partire dalle inchieste di Purgatori. Forti i richiami con l’attualità. Ancora oggi la classe dirigente è composta sempre più da tecnici che ricoprono ruoli cruciali ed hanno potere sulla base delle competenze che possiedono”. De Prospo spiega come “Nessuno dei generali è stato condannato in sede penale, gli imputati sono stati tutti assolti per mancanza di prove, mentre in sede amministrativa ci sono state condanne per risarcimento danni nei confronti del ministero, quella che appare una chiara contraddizione. Il contributo degli storici nella ricostruzione di pagine oscure della nostra storia è importante perchè ci aiuta a comprendere come sia delicata la nostra democrazia e come siano complesse le nostre istituzioni”
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