La Pinacoteca d’Arte Contemporanea di Montoro accoglie il poeta Franco Arminio. Il 10 luglio, alle 20.30, il paesologo presenterà la raccolta Caraluce nell’ambito degli appuntamenti della rassegna “Estate in Pinacoteca”. Sarà l’occasione per confrontarsi sul ruolo della poesia e della cultura nella rinascita dei borghi e sul presente e futuro dei paesi, che pagano il prezzo di una crisi sociale, economica e politica. Solo nelle scorse settimane Arminio aveva sollevato il caso del documento del Piano Strategico relativo alle Aree Interne che le condanna inesorabilmente al declino, come ad ammettere che per alcuni territorio nessuna misura possa essere adottata per invertire la tendenza. In Caraluce Arminio consegna un atlante in cui la geografia dei paesi viene riscritta, sempre in bilico tra realtà e fantasia, in cui i “I paesi invisibili dell’Atlante – si legge nella nota di presentazione del libro -sono vie di fuga ovunque: la via del cielo, la via di un bacio, la via che segue il volo di una mosca. La via misteriosa che conduce agli universi intorno al nostro. I paesi invisibili di questo Atlante nascono ai confini del mondo che conosciamo, impercettibili strappi che raccontano la letizia e la bontà dell’immaginazione, e che rispondono a un bisogno profondo, una fame di spazi dove sentirsi attraversati dalla scossa della fantasia. Accade, in queste pagine, di trovarsi in un paese dove si accendono sigarette con i lampi oppure in un paese poggiato su una mandria di cavalli o in uno sbadiglio. Non c’è un solo paese in cui non vorremmo abitare almeno un giorno, contenti di dimenticare per un attimo la mestizia del tempo presente, delle cose inchiodate a un realismo malato, che relega l’immaginazione tra i giochi senza conseguenze. È lo scatto nell’impensato, invece, a darci lo slancio per andare avanti. Andiamo a cercare paesi e paesaggi, quelli che ci sono e quelli che solo lo stupore può trovare. In queste pagine pervase da una luce che cura, Franco Arminio ha disegnato una mappa di luoghi che appartengono a tutti proprio perché nessuno li ha mai abitati”.