Di Guido Bossa
Altro che terza o quarta repubblica! Le candidature per le elezioni regionali dell’alleanza di centrodestra, di cui si discute in questi giorni, vengono selezionate applicando rigorosamente una regola aurea scritta più di cinquant’anni fa e mai abrogata: il metodo Cencelli, codificato in un volume di 163 pagine (più allegati) scritto dal giornalista di “Paese Sera” Renato Venditti e pubblicato nel 1981 dagli Editori Riuniti. “Uno dei libri da dimenticare, purché lo dimentichino tutti”, sentenziò Giulio Andreotti, che però fu smentito dalla storia. Da allora infatti, e fino ad oggi, il “Manuale Cencelli” divenne criterio universalmente rispettato per determinare la distribuzione dei posti di governo e di sottogoverno in base alla consistenza elettorale dei partiti coalizzati e delle correnti interne al partito di maggioranza relativa, che allora era la Dc. Non a caso, il sottotitolo del “Manuale” recitava “Prontuario della lottizzazione”, che non era certamente un complimento; ma Massimiliano Cencelli, che a quei tempi era un funzionario di piazza del Gesù, oggi sprizza soddisfazione ogni volta che assiste, come in questi giorni, all’applicazione rigorosa della sua “regola aurea”. Scrive Venditi che il “manuale” venne utilizzato per la prima volta nel 1968, quando era in cantiere il secondo monocolore che sarebbe stato presieduto da Giovani Leone. Oggi, anno di grazia 2024, scenario e protagonisti sono cambiati, ma il principio resta lo stesso: chi ha vinto dà le carte, gli altri giocatori si adeguano. Con qualche differenza di stile rispetto al passato: allora il “manuale” veniva usato in modo felpato e persuasivo, alla democristiana, si direbbe; oggi con maggiore risolutezza, come si addice ai più virili “Fratelli d’Italia”. A perpetuare la validità nel tempo del “Cencelli” è stato il primo collaboratore di Giorgia Meloni a palazzo Chigi, il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari in un’intervista al “Corriere della Sera”: nella scelta dei candidati alle elezioni amministrative e regionali bisognerà “cercare il più possibile di tener conto dei rapporti di forza tra i partiti del centrodestra”. Un “punto di equilibrio” ragionevole, che il ministro Lollobrigida ha declinato più bruscamente così: “Noi abbiamo tre regioni. Salvini ha queste…Anzi per essere ancora più chiaro, il ministro ha scandito: diciassette milioni per la Lega, tredici milioni e mezzo per Forza Italia…noi otto, dove per milioni s’intende il numero di abitanti delle regioni amministrate dai tre partiti. Se questa è la regola, competenze, preparazione, capacità dimostrate sul campo nelle precedenti consiliature, tutto passa in secondo piano. Molto in secondo piano. Il primo a dover fare i conti con il “manuale Cencelli” nell’edizione rivista dai Fratelli d’Italia è stato il governatore uscente della Sardegna Christian Solinas, segretario del Partito sardo d’Azione e candidato dalla Lega, messo da parte con mala grazia per lasciare il posto al fratello (d’Italia) Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari. Più in là potrebbe toccare addirittura anche a Luca Zaia, presidente del Veneto. Intanto, costretto al ritiro, Solinas ha commentato amaramente: “E’ prevalsa una logica di rapporti di forza, un Cencelli muscolare, non la politica”. L’evoluzione della specie.