Sarà presentato martedì 29 aprile, alle 17, al Circolo della stampa, il libro di Epifanio Ajello, Il signor Palomar e Marcovaldo a Torino. 51 fumetti senza figure (una cronaca degli anni Cinquanta), Milano, Mimesis, 2025. Introduce e coordina: Carlo Santoli, Università di Salerno, Direttore di «Sinestesie». A portare i propri saluti Edgardo Pesiri (Presidente dell’Associazione di promozione sociale Carlo Gesualdo), Dott. Flavio Petroccione (Presidente dell’Associazione Fontanarosa Comunità “Prof. Giuseppe Zollo”), Annamaria Picillo (Direttore artistico di Avellino letteraria). A presentare il volume Alberto Granese, Università di Salerno.
Il riferimento nel titolo di Ajello è a un celebre personaggio di Calvino che traeva il nome da un famoso osservatorio astronomico, a ribadire la volontà di osservare la società come da un lontano attento telescopio. La rubrica “L’osservatorio del signor Palomar” conterà fra il ’75 e il ’77 trentasei avventure, altre seguiranno su “la Repubblica” fra l’80 e l’82. Palomar, che ne raccoglierà ventisette, sarà edito nel 1983, due anni prima della morte improvvisa dell’autore, preannunciata nell’ultima riga del libro, nel capitolo “Come imparare a essere morto”. Lo sguardo da “scrutatore” si concentra su fenomeni e oggetti circoscritti e concreti, dal verde degli alberi alle stelle, a partire dalla concretezza delle cose. “In seguito a una serie di disavventure intellettuali che non meritano d’essere ricordate – scrive Calvino – il signor Palomar ha deciso che la sua principale attività sarà guardare le cose dal di fuori. Un po’ miope, distratto, introverso, egli non sembra rientrare per temperamento in quel tipo umano che viene di solito definito un osservatore. Eppure gli è sempre successo che certe cose – un muro di pietre, un guscio di conchiglia, una foglia, una teiera – gli si presentino come chiedendogli un’attenzione minuziosa e prolungata; egli si mette ad osservarle quasi senza rendersene conto e il suo sguardo comincia a percorrere tutti i dettagli, e non riesce più a staccarsene”.
Ajello immagina, dunque, che una sera d’autunno, il signor Palomar esca dal suo libro, pubblicato nel 1983 da Italo Calvino, e decida di fare un breve soggiorno a Torino senza un’apparente ragione. Ritorna nella città piemontese dove ha vissuto da giovane per circa vent’anni, e incontra un altro personaggio, Marcovaldo, che l’ha abitata per il periodo di venti racconti, scritti tutti tra il 1952 e il 1963. I due si ritrovano e iniziano a ripercorrere le loro vite, i ricordi comuni, gli “idilli difficili” col mondo, girando per le strade della Torino di oggi. Si confidano esperienze, emozioni, talvolta con velata nostalgia, e si dimostrano personaggi che hanno superato ogni limite o condizione temporale e spaziale. E così, senza volere, nascono 51 novelle di incontri, dialoghi, passeggiate, visite in luoghi del presente. Il libro oscilla continuamente tra la sua struttura narrativa e il riflesso saggistico che sta nel fondo, nel sotteso delle citazioni e dei riferimenti a fatti realmente accaduti nei due libri di Calvino.



