Era lecito attendersi che la vicenda del biodigestore di Chianche diventasse uno – se non l’unico – degli argomenti più discussi della campagna elettorale per le elezioni regionali. Alla stessa maniera, però, era lecito attendersi che politici e amministratori avessero il buon senso di informarsi e di parlare avendo contezza dei fatti, soprattutto perché candidati ad occupare un ruolo di rilievo e di prestigio, a rappresentare migliaia di cittadini irpini e campani.
Invece, nonostante gli ultimi comunicati stampa dell’Ato Rifiuti abbiano fatto molta chiarezza, la gran parte dei candidati continua a parlare per sentito dire, per compiacere tutti coloro che – senza pensare al bene del territorio – continuano ad essere affetti dalla sindrome del Nimby (Not in my back yard, non nel mio giardino).
L’auspicio è che i cittadini diffidino di questi cialtroni della politica, incapaci persino di informarsi sulla reale portata di un impianto, sul suo funzionamento e sulla tipologia dei rifiuti che andrà a trattare. Senza parlare dei numeri assurdi che, nelle ultime ore, vengono sparati a caso.
Per questo, è doveroso, ancora una volta, fare chiarezza e sgomberare il campo da chi afferma che “l’Irpinia non ha bisogno di un biodigestore”, che “l’impianto di Chianche sarà dannoso per le coltivazioni vitivinicole dell’areale del Greco di Tufo”, che “andrà a smaltire 300mila tonnellate” di non si sa cosa. Sciocchezze che si vanno ad aggiungere a quelle “dell’inquinamento prodotto dalle decine di compattatori che trasporteranno, quotidianamente, i rifiuti all’impianto” e che potrebbero “provocare notevoli disagi alle frotte di ciclisti” oltre a rappresentare “un deterrente allo sviluppo turistico della zona”. Fa specie leggere, poi, che “il biodigestore deturpa un angolo che andrebbe messo a tutela per l’aspetto naturalistico” parlando di un’area che è stata sottoposta a sequestro perché diventata, per anni, discarica abusiva di rifiuti speciali.
E’ chiaro ed evidente che, se da un lato, molti dei candidati alle prossime elezioni regionali raccontano realtà fantastiche perché hanno solo informazioni parziali e per sentito dire e, soprattutto, perché non hanno il buon senso di informarsi e studiare, alcuni rappresentanti del territorio e pure associazioni stanno facendo di tutto per distruggere la gestione pubblica del ciclo integrato dei rifiuti. L’attacco nei confronti dell’Ato e di Irpiniambiente è continuo e costante e fa sorgere più di qualche dubbio rispetto ai reali interessi che gravitano alle loro spalle.
Se qualcuno, però, pensa di poter speculare sulla partita della gestione del ciclo integrato dei rifiuti ha sbagliato indirizzo e troverà pane per i suoi denti.
E’ opportuno, per questo, ancora una volta – con la speranza che i candidati al consiglio regionale possano trarne spunto per informarsi – specificare i numeri e le caratteristiche di un impianto che rappresenterà una risorsa per il territorio e per le coltivazioni vitivinicole dell’areale del Greco di Tufo.
L’impianto integrato di digestione anaerobica ed aerobica (il compost viene portato a maturazione) – che sarà realizzato in un’area di 70mila metri quadrati – occupa una superficie di circa 30mila metri quadrati, 10mila dei quali coperti. L’impianto avrà una capacità di 35mila tonnellate annue di Forsu (frazione organica derivante da raccolta differenziata) oltre a 10mila tonnellate di verde e strutturante, fondamentale per la realizzazione del compost. Presso l’impianto di Chianche – che sarà attivo 312 giorni all’anno – potranno arrivare un massimo di 112 tonnellate giornaliere di frazione organica, il contenuto di 6 compattatori o di quattro bilici carichi esclusivamente di frazione organica, scarti di cucina prodotti dai cittadini dei comuni irpini.
La lavorazione del Forsu si articola in tre fasi:
– Il pretrattamento per eliminare eventuali impurità – che saranno differenziata e dirottate verso opportuni impianti di lavorazione – e avere una frazione organica pulita per l’avvio della fase anaerobica. L’impianto ha un franco di trattamento di circa il 25%.
– La digestione anaerobica per la produzione di biometano che viene, in gran parte, immesso in rete. Un quantitativo andrà ad alimentare la colonnina per il rifornimento dei mezzi di autotrazione. L’obiettivo, a lungo termine, è quello di adeguare il parco macchine impegnate nei servizi afferenti il ciclo integrato dei rifiuti, al fine di abbattere i costi di trasporto.
– La digestione aerobica che consente – attraverso l’aggiunta di verde o strutturante – di arrivare alla produzione di compost.
Il quantitativo di 35mila tonnellate annue di Forsu consente – al termine delle varie fasi della lavorazione – la produzione di 13mila tonnellate di compost e poco più di 2mila tonnellate di biometano.
Il Presidente Valentino Tropeano