La delegazione della diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia protagonista al ° onvegno Nazionale delle Caritas diocesano dal titolo “ . , ”, tenutasi dal 17 al 20 Aprile a Salerno, insieme ad oltre 600 rappresentanti delle 173 Caritas diocesane di tutta Italia.
Grande l’emozione della delegazione arianese: “Si ritorna con la consapevolezza che vivere la carità non è offrire prestazioni, ma cura”.
Di notevole interesse l’intervento del prof. Carmine Matarazzo, che ha sottolineato come «il paradigma delle periferie non deve correre il rischio di promuovere slogan, piuttosto deve aiutare l’azione caritatevole e umanitaria delle comunità ecclesiali ad ascoltare meglio e con più competenze le istanze umane presenti nei territori e quartieri urbanizzati o meno». Ad aprire l’ultimo giorno la lectio di don Francesco Picone e la testimonianza di Elisabetta Chiabolotti, che ha raccontato la sua storia di rinascita dopo un male che l’aveva tenuta in coma per un anno. Un ulteriore stimolo è arrivato poi dalla tavola rotonda, nella quale quattro giovani della Delegazione regionale delle Caritas della Campania hanno portato le loro proposte per una Caritas che sia realmente «giovane» e che «li aiuti a realizzare i loro sogni», che li «coinvolga di più» perché vogliono «essere allenati alla carità». Negli orientamenti finali presentati dal prof. Carmine Matarazzo, si è fatta sintesi dei 41 tavoli di confronto del giorno prima, incentrati su cinque nuclei tematici. Infine don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, ha indicato le proposte per «continuare il cammino nei prossimi mesi: attuare un piano di corresponsabilità, che parta dalle scelte di rimuovere i “macigni” e ricomporre le “fratture” che ci impediscono di andare avanti, imparando a discernere insieme, a coprogettare e creare reti comunitarie».