E’ la maschera degli Squacqualacchiun ad inaugurare il 26 e il 27 gennaio il Carnevale teorese. Una tradizione accompagnata dalla sagra delle tomacelle, consistente in polpette a base di frattaglie di maiale aromatizzate con radice di Rafano. L’obiettivo è quello di promuovere e far conoscere la maschera tipica teorese e le tomacelle, simili a polpette di carne di maiale, ma dal sapore unico e inconfondibile. La parola “Squacqualacchiun” potrebbe derivare da “squacquarat” che significa ‘trasandato’. Ad attraversare il paese maschere che richiamano i Mamutones della Sardegna – indossano un costume composto da un sacco di tela con una giacca stinta messa a rovescio. Il loro viso è coperto da un cappuccio che funge da maschera e che lascia intravedere solo gli occhi. In mano portano dei bastoni, dove sopra sono attaccati rami di aghi di pino che essi usano per i loro riti e per colpire di sfortuna coloro che non esaudiranno i loro voleri. La tradizione vuole che gli “Squacqualacchiun” improvvisino una danza intorno ad un grosso fuoco (falò) ed intorno alla fontana principale, compiendo il loro rito magico. I festeggiamenti, promossi dalla pro loco e dall’amministrazione comunale di Teora, dedicati quest’anno a Raffaele De Rogatis, prenderanno il via il 26 gennaio con l’accensione dei falò, gli spettacoli di giocoleria e fuoco, alle 20.30 li Strazzaliscio, alle 23 i ritmi di Mario Carbone. Il 27 gennaio alle 15 spazio alla visita al borgo, quindi di scena gli Squacqualachiun, i gruppi itineranti O ntreccio banzese e i Tarantellati di Volturara. Alle 20.30 le sonorità popolari dei Rota Rossa, dj naiz e il volo dello Squacqualacchiun infuocato. Ad impreziosire la due giorni il parco divertimento per i bambini
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