Di Giovanna Barzaghi
La vulvodinia, o Sindrome Vulvo-Vestibolare (SVV), è un disturbo cronico della vulva (non un’infezione, bensì una patologia) che si presenta generalmente con un dolore vulvare (colpisce il 16% delle donne italiane tra i 18 e i 64 anni). E’ provocata da uno stato di infiammazione cronica dovuto ad un aumento delle terminazioni nervose libere associato ad aumento dei mastociti, ( la sofferenza delle fibre nervose che irradiano la pelvi e l’area vulvare, che aumentano di volume e di numero, sfocia nella neuropatia, che a volte può interessare anche il nervo Pudendo). L’infiammazione cronica tramite i mastociti e il NGF va ad influenzare la regolazione del locale sistema dolorifico, incrementando ed alimentando il dolore percepito, e aumentando il numero di fibre nervose coinvolte. I sintomi della vulvodinia possono variare e non si riducono al solo dolore: bruciore, sensazione di irritazione, sensazione simile a microtaglietti, sensazione di secchezza, sensazione puntoria (come di spilli), pulsatoria, sensazione di tensione e anche di stiramento, senso come di una coltellata al coito, gonfiore più o meno accentuato alla vulva (“gonfia come un canotto”), vi può anche essere solo un lieve sentore di fastidio, alterazioni del desiderio sessuale, alterazioni della risposta all’eccitamento, alterazioni del raggiungimento dell’orgasmo, dispareunia, sindrome depressive. E’ spesso descritto come un “fuoco che non passa”; questo condiziona le normali attività come camminare, guidare, stare sedute, indossare jeans e i rapporti sessuali. Questo disturbo è aggravato dalla presenza di ipertono, cioè eccessiva tensione dei muscoli del pavimento pelvico. Questa condizione interferisce negativamente nella vita familiare, sociale e lavorativa della donna. Lo stress psicologico è frequentemente associato a questa patologia, ma è da ritenersi conseguenza di un dolore cronico, invalidante e misconosciuto e non quindi causa della vulvodinia.
Come si effettua la diagnosi
La diagnosi di vulvodinia è eseguita generalmente te attraverso lo swab test. Questo esame consiste nell’applicare una leggera pressione con un cotton fioc su alcuni punti specifici della zona vestibolare: in caso di vulvodinia, la paziente avverte una sensazione di dolore non commisurata alla pressione.
La cura
La cura della vulvodinia consiste nel trattamento dei principali fattori che la scatenano. Di conseguenza non esiste un unico tipo di terapia valido per tutte le donne ma la scelta dei trattamenti varia in base all’anamnesi della singola persona e alle reali esigenze della paziente ( quindi sono necessarie competenze specifiche in ambito urologico, ginecologico, neurologico, psicologico, sessuale, nutrizionale e posturale). La terapia della Vulvodinia include manipolazioni, esercizi terapeutici, la discussione delle misure igienico comportamentali e in casi selezionati l’utilizzo del biofeedback e dell’elettrostimolazione con funzione antalgica. L’obiettivo del trattamento di riabilitazione del pavimento pelvico consiste nel normalizzare il tono muscolare e aumentare l’elasticità dei tessuti, desensibilizzare l’area vestibolare consigliando anche opportuni prodotti naturali. In casi selezionati al termine della seduta potrà essere applicata elettrostimolazione TENS, allo scopo di ridurre il dolore e stimolare la produzione di sostanze endogene a scopo analgesico o elettrostimolazione a scopo miorilassante.Il trattamento multidisciplinare della vulvodinia potrà prevedere l’utilizzo di farmaci o sedute sessuologiche. Vengono utilizzati farmaci antidepressivi triciclici a basso dosaggio, antiepilettici, che hanno un’azione anti-infiammatoria ed un effetto inibitorio sulla percezione del dolore centrale. In alcuni casi si giunge anche al blocco anestetico delle terminazioni nervose, e infiltrazioni di sostanze analgesiche direttamente nell’area del dolore. E’ una patologia estremamente invalidante per la donna sia fisicamente che psicologicamente. daDlla vulvodinia si può guarire basta intraprendere il giusto percorso terapeutico.