E’ Eighty Plus del regista serbo Zelimir Zilnik ad aggiudicarsi la vittoria del festival Laceno d’oro nella categoria Laceno d’oro 50. Una pellicola che si fa denuncia forte di un territorio minacciato tra speculazioni edilizie e sfruttamenti agricoli. Dopo 60 anni vissuti in Germania, ma in continua tournée per tutta l’Europa col suo quintetto, Stevan, un ultraottantenne pianista jazz, torna in Serbia per accettare la restituzione post-socialista della tenuta dei suoi genitori. Menzione speciale per Yrupe Candela Sotos che si fa monito contro ogni fascismo e Punku di Juan Daniel Fernandez Molero, A decretare i vincitori una giura guidata dal maestro Andrei Uijika e composta anche dal finandese Jani Posso, la giornalista Donatella Palermo e Joe Bini La giuria popolare premia invece “Je suis la nuit en plein midi” di Gaspard Hirshi, storia di un don Chisciotte dei nostri tempi che attraversa Madrid, per lo sguardo aperto all’immaginazione che caratterizza i due protagonisti on l’auspicio “che si possa immaginare un seguito del film ambientato ad Avellino”, menzione speciale a Meteors di Hubert Charuel. Premio speciale del Laceno d’oro ad Ammar al-Beik per Trepanation che racconta la storia di un campo profughi siriano a Berlino. Un premio salutato con emozione dal regista che lo dedica ai palestinesi e spiega come in questi giorni abbia imparato ad amare Avellino. Un appello quello di “Free Palestine” che risuona più volte nel corso della serata
Premio Occhi sulla città per “Lengua muerta” di Josè Jimenez, menzione speciale per “Samba Infinito” di Leonardo Martinelli. Premio Spazio Campania intitolato a Chiara Rigione a “Case Cadute” di Gianluca Abate che rilegge l’esperienza dolorosa del sisma del 1980, riuscendo a fare tesoro della memoria. Menzione speciale Spazio Campania per “Una cosa vicina” di Loris Nese. E sempre per Spazio Campania, menzione speciale del pubblico per ‘Lievete da Annanse o sole” di Halim Mohammed, ritratto di una Napoli meticcia e invisibile, in cui le voci della diaspora si intrecciano in un canto collettivo. E’ il regista Halim Mohammed a sottolineare, nel ritirare il riconoscimento, l’orgoglio per il premio ad un film che racconta la possibilità di una identità italiana che abbracci anche altre culture, a differenza di quella che propaganda la Meloni. Mentre il premio del pubblico va a “Lei” di Parcifal Reparato “voce individuale e collettiva” capace di farsi denuncia della condizione di vita delle operaie nell’industria tessile ed elettronica in Vietnam, una condizione non così diversa da quella di tanti operai in Europa. Premio Red couch pictures a Randaghi di Emanuele ed Enrico Motti per la “capacità di illuminare ciò che di solito resta ombra” A presentare la serata il direttore artistico Maria Vittoria Pellecchia e Francesco Forgione. Sono, poi, Tonino Spagnuolo, presidente del Circolo Immaginazione e Nunzio Cignarella a tracciare un bilancio dei 50 anni del Festival “che per fortuna si mantiene giovane. L’auspicio è che sia il punto di partenza di una nuova lunghissima stagione”. Mentre Maria Vittoria ricorda che “se il circolo Immaginazione non avesse ripreso l’eredità del festival di Camillo una rassegna come questa non avrebbe potuto esserci”.




