Spregiudicatezza, ottimismo e chiarezza d’intenti e di obiettivi per superare la crisi. Sembra l’appello della sindaca Laura Nargi a consiglieri e assessori revocando le deleghe a tre festiani – Monica Spiezia, Mario Spiniello e Jessica Tomasetta. Però la risposta, nel giro di qualche ora, è un niet. Altri quattro festiani si dimettono: Marianna Mazza, Giuseppe Negrone, Antonio Genovese e Gianluca Gaeta.
Nargi ora deve trovare una nuova maggioranza in un consiglio composto da piccole minoranze. Può contare sui cinque di SiAmo Avellino – Luigi Mattiello, Fabio Liberale, Giulia Zaolino, Carmine D’Alelio e Guido D’Avanzo (da poco ha lasciato le file dei festiani) -, sui tre di Patto civico, nello specifico due di Forza Italia, ovvero Gerardo Melillo – segretario cittadino di Fi – e Sergio Trezza e un civico, Geppino Giacobbe. Rino Genovese non è disposto a trattare.
Nargi può provare a convincere il gruppo Pd a dare un appoggio esterno. Sono pronti ad ascoltare ed eventualmente votare le proposte della sindaca, a determinate condizioni e con rigidi distinguo, Luca Cipriano, capogruppo dem, Enza Ambrosone, Nicola Giordano, Ettore Iacovacci. Indisponibile ad ogni compromesso, convinto che sia ora di tornare al voto, è Antonio Gengaro.
Il primo cittadino potrebbe mettere insieme una maggioranza composita, variegata, folkloristica, risicata e variabile, una maggioranza che sostiene una giunta a tempo di salute pubblica, un esecutivo funzionale ad un programma di poche cose urgenti. Una strategia politica di compensazione dell’assenza dei festiani, che mette all’ordine del giorno la solidarietà per il bene della città, utilizzando per forza arrangiamenti politici ed elettoralistici. Il Pd comunque non voterebbe il consuntivo, all’ordine del giorno del 18 giugno. (Il prossimo consiglio è comunque venerdì).
All’opposizione ci sarebbero allora gli undici festiani “irriducibili” – Giovanna Vecchione, Ugo Maggio, presidente del consiglio comunale, Luigi Preziosi, Elia De Simone, Mario Sorice, Veronica Guerriero, Pasquale Nazzaro, Luigi Scalzullo, tutti di Davvero, e per W la Libertà: Teresa Cucciniello, Gerardo Rocchetta, Olimpia Rusolo -, Gengaro, Amalio Santoro e Antonio Bellizzi di Per Avellino, e Genovese.
In giunta servirebbero sette nuovi assessori – al fianco di Alberto Bilotta e Alessandro Scaletti. Magari due esterni, tecnici, e due scelti nel gruppo di SiAmo Avellino. E ancora uno o due, chissà, di Forza Italia o suggeriti dagli azzurri. In tal caso, la giunta assumerebbe una sfumatura politica. Del resto la sindaca si è fatta vedere al congresso cittadino di Forza Italia.
Non basta. Se pescasse tra i festiani o comunque nel gruppo di Coraggio Avellino, Nargi non troverebbe la quadra in consiglio, perché ad entrare nell’assise cittadina sarebbero festiani fedeli a Festa.
E allora, per trovare i numeri in aula, Nargi potrebbe provare a portare dalla sua parte qualche festiano. Il gruppo storico fino a questo momento è fedele all’ex sindaco. Si tratta di ferventi idealisti di qualcosa che va oltre il civismo, come se fossero militanti di un partito, di una causa che trascende l’amministrazione della città e qualsiasi programma, consapevoli che il trasformismo è un tradimento personale a Festa non spiegabile se non per attaccamento alla poltrona, alla gestione, all’indennità, all’opportunità personale in un percorso sconclusionato verso un posizionamento politico senza consenso, dipendente dalla mediazione dettata dal bisogno contingente di governare una crisi senza senso, una ingestibile spartizione del potere in una catena della solidarietà tutta interna a Palazzo di città.