L’imprenditore, attraverso società cartiere, gestite da prestanome, ha emesso fatture per operazioni inesistenti mantenendo un rapporto privilegiato con i vertici delle cosche di San Leonardo di Cutro e di Roccabernarda con la finalità di agevolare quei sodalizi, come hanno confermato anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e le intercettazioni che hanno restituito l’esistenza e l’operatività di diversi gruppi e fra questi l’associazione che ha visto, in posizione apicale, proprio l’imprenditore oggi attinto dalla misura; egli poteva contare su una rete di società, strumentali alla realizzazione delle finalità del sodalizio, attraverso l’autoriciclaggio e le intestazioni fittizie. Gli accertamenti patrimoniali disposti hanno consentito di rilevare come i beni intestati o, comunque, riconducibili all’imprenditore sono frutto o reimpiego di attività illecite ed, in ogni caso, di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.
Il provvedimento ablativo ha ad oggetto: 7 tra imprese con il loro compendio aziendale; quote societarie; 11 beni immobili; 30 beni mobili; 23 rapporti finanziari per un valore complessivo stimato in oltre 15 milioni di euro. L’odierna operazione si inserisce nell’ambito delle attività istituzionali finalizzate all’aggressione delle illecite ricchezze acquisite e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali, agendo così a tutela e salvaguardia della parte sana del tessuto economico nazionale.