L’udienza preliminare per i sedici indagati – accusati dei reati che vanno dalla corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, alla turbata libertà degli incanti e alla corruzione elettorale nel filone avellinese dell’inchiesta sulle Regionali 2020 ed in particolare su Pratola Serra – è stata rinviata al 18 febbraio.
Davanti al Gup del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone è stata sollevata l’eccezione di inutilizzabilità delle intercettazioni provenienti da un altro procedimento penale. Decisione sulla quale il giudice per l’udienza preliminare si è riservato e dunque l’udienza è stata rinviata. Il Gup ha ammesso la costituzione di parte civile del Comune di Pratola Serra, individuato come parte offesa nel procedimento, rappresentato dall’avvocato Giovanni Rizzi Ulmo. Al processo è stata ammessa come parte civile anche Sos Impresa, rappresentata dall’avvocato Francesco Saverio Pugliese. ll magistrato che ha coordinato le indagini dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Mirabella Eclano, il pm Cecilia De Angelis aveva firmato le richieste di rinvio a giudizio nei confronti degli indagati. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Alberico Villani, Enrico Matarazzo, Angelo Polcaro, Fernando D’Amore, Ennio Napolillo, Claudio Frongillo, Teodoro Reppucci, Annibale Schettino, Gaetano Manzi, Sabino Farese, Alfonso Egidio, Daniela Lepore, Carmelina Aurillo, Raffaele Tecce, Nello Pizza.
Gli indagati principali sono Antonio ed Emanuele Aufiero, all’epoca dei fatti presidente del consiglio comunale il primo (ma secondo la Procura il vero dominus) per presunte vicende di corruzione documentate dalle indagini dei Carabinieri della Compagnia di Mirabella Eclano. Nell’ottobre del 2020 per provvedere ad individuare tutti gli imprenditori che potevano concorrere a versare somme per i debiti contratti per la campagna elettorale delle Regionali del 2020 che in un primo tempo si sarebbero dovute svolgere in aprile ma erano state poi celebrate a settembre dall’allora Presidente del Consiglio Comunale Antonio Aufiero, candidato nelle liste di Forza Italia e di fatto secondo la Procura vero dominus dell’amministrazione comunale, sia il sindaco dell’epoca Emanuele Aufiero che altri esponenti della locale amministrazione si sarebbero fatti consegnare soldi dietro la promessa di affidamenti da parte dell’amministrazione comunale. Dal primo imprenditore avrebbero ricevuto mille euro. Dall’impresa che gestiva il depuratore comunale all’epoca dei fatti oltre alla promessa di 30mila euro ci sarebbe stato il versamento di una somma di 1500 euro. Il caso più eclatante era quello dell’affidamento della gestione della pubblica illuminazione ad un’impresa della zona, che in cambio si sarebbe occupata di tutti i costi della campagna elettorale.