Mentre lo spread si impenna, gli economisti si interrogano ora non solo sulla natura notoriamente indefinibile del M5S, ma anche sui suoi veri intendimenti. Percepito come una novità assoluta nel panorama politico italiano, tuttavia – osservato nelle prassi dei suoi comportamenti e ancor più nelle concrete scelte di governo – appare come uno strano miscuglio, non sempre lineare, di nuovo e di antico.
E il suo giovane capo politico un leader dai mille volti e dalle tante sfaccettature. L’armamentario grillino è stata via via sottoposto a tacita rottamazione, tra grandi contraddizioni. Prima lo streaming, dopo rapidamente abbandonato. Poi il voto on-line (con le primarie però disconosciute a Genova e in Sicilia). E del direttorio? Perse le tracce. Tutto però era cominciato con buoni propositi poi mantenuti. Le rinunce degli eletti alle doppie indennità e a una parte di quella parlamentare, per costituire un fondo a favore delle piccole imprese. La non partecipazione ai fondi del finanziamento pubblico ai partiti. La sacrosanta battaglia contro gli eccessivi privilegi della casta politica. E contro gli incarichi multipli ai “trombati”. Peccato che i risultati visibili non abbiano poi corrisposto alle intenzioni. Infatti, alcuni candidati non eletti alle politiche sono stati compensati con nomine negli staff ministeriali o degli euro-deputati. Un non eletto è divenuto sottosegretario con delega alla famiglia. Un altro ancora è stato nominato al Viminale con delega all’antimafia. Clamoroso, infine, il caso della ”Iena” televisiva Giarrusso, già candidato non eletto, la cui chiamata all’Osservatorio ministeriale per gli incarichi universitari ha provocato la sollevazione del mondo accademico! Per non parlare dei doppi e tripli incarichi di alcuni, soci o esponenti della Casaleggio associati – che gestisce il famoso sistema Rousseau, cioè la piattaforma digitale dei grillini – diventati consiglieri comunali. E chiamati a far parte (con i relativi compensi) anche di segreterie, tra cui quella di Di Maio. Non sono pochi, infine, alcuni “amici” nominati in vari incarichi nel vasto sottogoverno a disposizione dei nuovi vincitori. In questo caso, a dire la verità, non molto lontani dal tanto deprecato passato!
Anche sul piano delle decisioni governative, il varo di un ampio condono non appare molto lontano dalle discutibili scelte fatte da alcuni esecutivi precedenti. Nè vale a giustificarlo la sbandierata necessità di ”far cassa” per finanziare altri provvedimenti! Lo stesso reddito di cittadinanza rischia di costituire un boomerang a fronte delle attese suscitate. Se concesso a ciascuno dei sette-otto milioni di destinatari ipotizzati, il suo ammontare sarebbe intorno ai 130 euro lordi mensili. Quindi una misura largamente insufficiente. In caso contrario, le limitazioni delle categorie beneficiarie e delle stesse spese possibili potrebbero innescare pericolosi meccanismi di discriminazioni. O di sensazioni di ingiustizia. Giustificate soprattutto se raffrontate a molte pensioni di lavoratori (coltivatori o artigiani) di importo inferiore. Però ottenute versando contributi! Il reddito di cittadinanza, insieme all’assenza di grandi progetti per il Mezzogiorno, sembra poi nascondere un gravissimo retro-pensiero dei capi grillini. Che cioè il Sud debba essere affidato solo a delle misure poco più che assistenzialistiche. Insomma, i modelli proposti sembrano essere piuttosto “antiquati” e contraddittori. E accrescono la sensazione di confusione nella politica economica grillina. Ad essi si aggiungono i repentini, camaleontici cambiamenti del proteiforme leader Di Maio. Istituzionale ma pronto a minacciare impeachment. Rivoluzionario e restauratore. Populista, però diffidente delle furbizie del popolo. Libertario ma pronto a scagliarsi contro giornali “disubbidienti”. Indisponibile, sulla manovra, ad arretrare di un millimetro ma il giorno dopo cedevole di un paio di anni sul deficit. C’è da meravigliarsi se con questo balletto contraddittorio di atteggiamenti, i sondaggi continuino a dare – per la terza volta in pochi mesi – i consensi al M5S in calo ?
di Erio Matteo edito dal Quotidiano del Sud