di Rosa Bianco
C’è un momento raro e prezioso, in cui un territorio smette di essere soltanto geografia e torna a essere racconto condiviso. Accadrà domani, alla Tenuta Ippocrate di Montefredane, quando l’Irpinia si ritroverà attorno a un tavolo – non metaforico, ma reale – per la prima grande giocata collettiva di Irpinia – Storta va, deritta vene!.
Non sarà un semplice evento ludico, ma un gesto culturale, un atto di appartenenza.
In un’epoca in cui le comunità rischiano di dissolversi in una dimensione sempre più virtuale e individuale, questo gioco da tavola compie un’operazione controcorrente: rimette al centro le persone, i paesi, le relazioni, usando il linguaggio più antico e universale che abbiamo, quello del gioco. Perché il gioco, prima di essere intrattenimento, è rito sociale, è incontro, è memoria che si trasmette.
Irpinia – Storta va, deritta vene! prende forma dalle radici profonde della nostra terra: dai suoi borghi che cambiano destino come cambiano bandiera a ogni lancio di dadi, dalla furbizia contadina che sa aspettare il momento giusto, dalla capacità tutta irpina di trasformare l’imprevisto in opportunità. Nel gioco – come nella vita reale – non vince sempre chi parte avvantaggiato, ma chi conosce il territorio, chi sa leggere le dinamiche umane, chi intuisce che anche una strada “storta” può condurre lontano.
C’è dentro l’Irpinia vera: quella dei patti siglati a voce, delle alleanze che nascono e si sciolgono davanti a un bicchiere di vino, delle risate improvvise, dei colpi di scena, delle rivalità bonarie tra paesi. C’è il dialetto come anima, non come folklore. C’è l’idea che il territorio non sia una cartolina immobile, ma un organismo vivo, che si muove, reagisce, sorprende.
A rendere questo appuntamento ancora più simbolico sarà la partecipazione, da remoto, dell’ideatrice del gioco, la giornalista Federica Brogna, che interverrà da Washington, città in cui risiede attualmente. Un collegamento oltre oceano che non è soltanto tecnico, ma profondamente emotivo: un ponte ideale tra l’Irpinia e la sua diaspora, tra chi è rimasto e chi porta l’Irpinia nel cuore anche a migliaia di chilometri di distanza. Sarà l’occasione per scambiarsi gli auguri, per sentirsi comunità anche senza confini, per ricordare che si può essere irpini ovunque nel mondo.
La giocata collettiva alla Tenuta Ippocrate a Montefredane, in pieno clima natalizio, assume così un valore simbolico potente. È una festa comunitaria, un Natale che non si consuma solo nel privato delle case, ma si apre al pubblico, alla condivisione, allo stare insieme. Un Natale che profuma di Irpinia e che restituisce al gioco la sua funzione più alta: fare comunità.
Non è un caso che questo progetto nasca e cresca qui. L’Irpinia è terra di resilienza, di intelligenza profonda, di ironia mai urlata. È terra che ha imparato, nei secoli, che “storta va, deritta vene” non è rassegnazione, ma sapienza popolare, capacità di attraversare la complessità senza perdere sé stessi.
Il 21 dicembre non si lanceranno solo dadi.
Si lancerà un messaggio chiaro: l’identità irpina non è nostalgia, è presente che si rinnova. E può farlo anche – e soprattutto – giocando.
Perché quando un territorio sa raccontarsi con intelligenza e leggerezza, vuol dire che è ancora vivo.
E l’Irpinia, domenica pomeriggio, lo dimostrerà attorno a un tavolo.




