“Siamo ancora a zero nella sfida dell’integrazione in Italia. La strada da percorrere è lunga”. Lo sottolinea Luca Trapanese, assessore al welfare del Comune di Napoli, padre adottivo della piccola Alba, bambina con sindrome di down, nel corso dell’incontro promosso dai 5Stelle al Circolo della stampa. Un incontro nato dalla volontà di raccontare la collana editoriale Alba, con una serie di volumi che parlano di disabilità. “E’ evidente – spiega Trapanese – che la disabilità continua a non essere considerata un tema di rilievo nel nostro paese. Si continua a parlare di inclusione lavorativa, ma nessuno vuole semplicemente essere “incluso”: tutti vogliamo trovare un lavoro, essere parte attiva nell’azienda o ne luogo in cui lavoriamo. Penso alla progettualità attivata a Napoli con i ragazzi diversamente abili, pochissimi sono i privati che hanno aderito, così da determinare per questo percorso una ricaduta diversa da quella che avrebbe potuto avere”
Ricorda come “Per i bambini con disabilità l’integrazione scolastica è ancora difficile: molti insegnanti scelgono di lavorare sul sostegno come trampolino per entrare nel mondo della scuola, ma non sono formati in maniera adeguata. Troppo spesso con il Tfa si cerca una scorciatoia per ottenere l’abilitazione mentre ci vorrebbero dei percorsi specifici per chi vuole diventare docente di sostegno. Una formazione specializzata darebbe più garanzie ai genitori dei ragazzi diversamente abili”.
Altro nodo, ricorda Trapanese, è quello legato alla sessualità “di cui non si parla mai a scuola, i genitori sono lasciati soli, costretti a gestirla autonomamente e a inventarsi soluzioni, come se questi ragazzi non fossero persone come le altre”. Si sofferma a lungo anche sulla questione del “Dopo di noi, si tratta di un percorso ancora instabile, non garantito, strettamente legato ai fondi disponibili, con numerose lungaggini. Purtroppo, i finanziamenti arrivano in modo disomogeneo e non assicurano continuità alle famiglie”.
Ricorda come la collana editoriale “nasce dal desiderio di parlare di disabilità, affrontata nel nostro paese soltanto da un punto di vista socio-sanitario, mai culturale. La gente fatica a distinguere tra chi è disabile e chi è malato. Spesso mi presentano come “il papà di Alba, che soffre di sindrome di Down”: già l’uso del verbo soffrire dimostra l’incapacità di comprendere che la sindrome di Down è un modo di essere. Di qui l’idea di una serie di libri per parlare ai bambini — e, tramite loro, anche agli adulti — della disabilità, in questo caso della sindrome di Down. Abbiamo bisogno di rivoluzionare lo sguardo: le persone con sindrome di Down sono persone a tutti gli effetti. Hanno bisogno di un inserimento lavorativo, di una vita autonoma, di vivere la propria sessualità e affettività, di essere riconosciute per ciò che sanno fare, di essere considerate una risorsa. Perchè in fondo siamo tutti diversamente abili, tutti abbiamo una mancanza, una difficoltà legata a qualche abilità. Questi libri sono strumenti che ci aiutano a parlare di tutto questo ai più piccoli e anche ai grandi”.
Sottolinea come “Spesso siamo noi adulti a creare barriere, a pensare che una bambina con disabilità possa “compromettere” la crescita del proprio figlio. Sono sicuramente gli adulti a essere più impreparati dei bambini”. E sul suo impegno al Comune di Napoli “A livello politico, il problema è ancora una mancanza di visione: si fa confusione quando si parla di disabilità e si finisce con l”offrire risposte generiche e standardizzate e non adeguate ai bisogni di ciascuna persona. A livello locale, però, si può fare molto. A Napoli stiamo cercando di adottare tutti i provvedimenti possibili a sostegno di chi vive una condizione di difficoltà: dalla presenza di specialisti nelle scuole a interventi mirati per le persone con disabilità gravissima. Abbiamo istituito la figura del garante per la disabilità del Comune di Napoli e partecipato a ogni bando disponibile per migliorare l’attenzione verso queste tematiche. Il problema è soprattutto a livello nazionale, dove la disabilità viene ancora affrontata esclusivamente come un problema”.
Inevitabile che il discorso si sposti anche sul Papa “E’ stata una figura di straordinaria importanza perché ha affrontato temi profondamente vicini alle persone: ai più fragili, ai poveri, agli immigrati. Ha sostenuto la causa dell’ambiente, sottolineando l’importanza del rispetto per il nostro pianeta. Si è distinto per le aperture nei confronti del mondo dell’omosessualità e delle famiglie non tradizionali. Ha incontrato coppie con bambini, dimostrando di rappresentare un ponte verso visioni più inclusive, anche all’interno della Chiesa, troppo spesso chiusa in posizioni rigide. Io spero che il nuovo Pontefice à possa proseguire su questo cammino, che non è un percorso che si completa dall’oggi al domani. Il cambiamento richiede tempo, ma è importante che si inizi a riflettere. E lui ha avviato una riflessione importante, molto più incisiva di quella portata avanti dalla politica. Credo che più dei politici, questo Papa abbia saputo offrire un’idea concreta”.
E sono tanti i contributi a impreziosire il confronto con Trapanese, da quello di Sara Spiniello, redattrice di Libero Pensiero, a Vincenzo Ciampi, consigliere regionale della Campania per il Movimento 5 Stelle, che pone l’accento sull’importanza di garantire agli studenti personale di sostegno specializzato e percorsi terapeutici che rispondano ai bisogni specifici dei ragazzi. Mentre Carmen de Vito, insegnante, ricorda come l’empatia e la passione per il lavoro siano la principale qualità di un docente. E’, infine, Elena Tordela, avvocato, a illustrare la sentenza della Corte Costituzionale che ha decretato la possibilità di adozione per i single, ma solo per quel che riguarda l’adozione internazionale, “una sentenza importantissima in tempi in cui la crisi economica ha determinato anche una minore richiesta di adozioni che riconosce come il single abbia gli stessi diritti della coppia e garantisca la possibilità di dare una famiglia ai bambini soli”. Giovanni Esposito, coordinatore del MID Campania ricorda, infine, le tante barriere culturali e fisiche che ancora caratterizzano la città
Quindi è Trapanese a soffermarsi sulle contraddizioni della legge per l’adozione “ferma in Italia a 40 anni fa, che considera il bambino diversamente abile come un rifiuto. E’ triste da dire ma ho potuto adottare Alba perchè nessuno la voleva. Purtroppo il dato che lascia l’amaro in bocca è che la svolta che consente ai single di adottare, attraverso l’adozione internazionale, arriva da una magistratura che ci ricorda che siamo indietro sul piano della tutela dei diritti. Se arriverà anche in Italia il diritto per i single all’adozione azionale, arriverà ancora una volta dalla magistratura, mentre in Francia nel 1999 67 % ha votato a favore dell’adozione ai single”.