Tutto a causa di una lista in meno. L’11 maggio scorso Laura Nargi avrebbe dovuto presentarsi come candidata sindaca di una coalizione di 4 liste: 2 di sua diretta espressione (Siamo Avellino e Per Avellino) e 2 ispirate dall’ex sindaco Gianluca Festa (Davvero e Viva la Libertà). Il premio di maggioranza si sarebbe poi spalmato in maniera più bilanciata tra gruppi festiani e gruppi nargiani. Invece quell’11 maggio 2024 una delle due liste di Nargi non venne ammessa al voto per una serie di carenze nella documentazione di supporto: autentiche, firme e altri cavilli burocratici passati al vaglio dell’ufficio elettorale guidato dall’allora segretario generale del Comune, il poi dimissionato Vincenzo Lissa.
Il risultato di quella lista ricusata è che oggi Nargi è sindaca di minoranza: i nargiani in Assise sono 6 e i festiani sono 14. Con una lista in più si sarebbe di certo alleggerito il divario tra i due alleati. Si sarebbe quantomeno alleviato il peso (già straripante in partenza) di una parte sull’altra. Invece oggi c’è una sindaca costretta a riconoscere il peso (e lo spazio) di una “maggioranza della maggioranza”. Una sindaca che se decide di fare un rimpasto dopo un anno e mezzo, si ritrova poi ‘invitata’ a farlo dopo pochi mesi (o almeno così sembra vogliano i festiani).
Tutto a causa di quella lista ricusata. Fu un sabotaggio? Un complotto? Semplice sfortuna? Inesperienza? Una effettiva carenza di fuoco rispetto al suo partner? Sicuramente Festa bilancia i suoi punti deboli con altrettanti punti di forza: parliamo di un ex sindaco dimissosi dopo essere stato accusato dalla Procura di Avellino di aver preso tangenti e truccato bandi e concorsi pubblici, e allo stesso tempo di un ex sindaco forte di cinque anni di governo capillare del territorio, e con in più ora una nuova medaglia di “perseguitato dalla magistratura” da potersi appuntare sul già ampio petto.
Sta tutta lì, in quella campagna elettorale che si è consumata solo una manciata di mesi fa, la premessa della consiliatura turbolenta a cui stiamo assistendo oggi. E si può partire da qui per rispondere alle domande di chi sfoglia i quotidiani di questi giorni: cosa spinge 14 consiglieri di maggioranza su 20 a frenare il lavoro dell’amministrazione Nargi? Perché stanno chiedendo alla sindaca di anticipare un rimpasto di giunta che nei piani iniziali doveva maturare con calma e raziocinio nel corso del prossimo anno? Perché i festiani chiedono di ridurre il perimetro della maggioranza escludendo il Patto Civico? Perché dopo l’alleanza al ballottaggio di giugno oggi Rino Genovese, Giuseppe Giacobbe, Sergio Trezza e Gerardo Melillo sarebbero diventati ‘politicamente incompatibili’? E’ possibile che i festiani stiano facendo tutto questo baccano solo per avere due assessorati in più? E’ davvero questa la posta in palio?