Una città, mille problemi. Un consiglio comunale allo sbando. Un sindaco imbalsamato. E’ la deriva di Avellino. Il confronto non è sui problemi, ma sulle parole al vento. Si litiga su tutto e per tutto. Anche le opposizioni si affidano alla verbosità. E mentre il litigio diventa abituale, i problemi si incancreniscono. Un esempio emblematico è la vicenda del teatro Gesualdo. Era un fiore all’occhiello dell’intera provincia. Altro che Mercatone di via Due Principati. Lo hanno ridotto a sepolcro imbiancato. Senza cartellone degli spettacoli, senza una programmazione. E come la vicenda del Gesualdo, altre si consumano tra l’ignominia e l’irresponsabilità. Tutto va a rilento. I cantieri restano aperti e le varianti producono nuovi sprechi. Per la città, per le condizioni in cui versa occorreva un governo di salute pubblica che potesse mettere in moto processi di innovazione. Ma non c’è stato. I comitati di affari, purtroppo, che sono la vera ragione dello scontro, litigano per avere la meglio e mettere le mani sulla città. A vecchie storie di disastri urbanistici, altre se ne aggiungono. I veri colpevoli? Sono i padrini e i padroni che hanno mortificato il senso civile di questa città di provincia.
edito dal Quotidiano del Sud
di Gianni Festa