Rintocchi assonnati, del campanile di Cairano, nell’aria pungente, attorno ad un silenzio dal sapore antico invitano a perdersi nella loro arcaica magia e ci accompagna, nel reticolo viario, con vicoli strettissimi. Le scalinate di pietra antica e di coppi bruniti che si dipanano in modo capillare tra gli edifici storici e case in pietra, ancora intatti si fondono perfettamente con il nuovo rendendo tutto bello, perfino le tegole e i tetti hanno colori smaglianti è questa la coreografia che nella tarda mattinata di domenica 25 novembre ha fatto da sfondo all’evento della messa a dimora di 7 talee di un antico vitigno, l’Aglianico Bianco a Borgo Castello. Un contesto fiabesco come sospesi tra il cielo e la terra accarezzati da vento e riscaldati dai languidi raggi di sole, come indicassero il luogo prescelto dall’alto da sempre per i vigneti.
La messa a dimora di 7 talee di questo vitigno, avvenuta nella tarda mattinata di domenica 25 novembre alla presenza del primo cittadino il sindaco Luigi D’angelis non come spettatore ma ha eseguito personalmente l’impianto dell’Aglianico Bianco, sotto l’attenta supervisione del Prof. Pasquale Persico Ordinario di Economia all’Università di Salerno e del Naturalista e geo-botanico Nicola Di Novella. I vitigni si sono comportati nel tempo come le lingue che muoiono come fiumi, le parole oggi avvolte intorno alla lingua s’infrangono al movimento del pensiero che ora e oggi parlano tra i denti e le labbra, tra diecimila anni saranno confusi geroglifici. Cosi come ogni cultura locale ha ideato dei fenomeni e degli idiomi per esprimere i concetti propri delle genti che ne facevano parte, così la viticoltura ha nel corso dei secoli scelto delle varietà, che meglio di altre, si adattassero alle proprie necessità e alle prerogative dei territori nelle quali esse erano coltivate. Divenendo nel tempo i vettori di espressione del territorio. Per Cairano il vettore è L’Aglianico Bianco, vitigno che probabilmente per sopravvivere ha avuto una trasformazione genetica. Arrivato in Irpinia grazie alla ricerca di Persico e dell’Ateneo dei Vini Erranti. Quest’operazione va incontro all’argomento Cairano che sta nel progetto denominato Arcipelago Italia, un modo per collegare più luoghi attraverso lo stesso attrattore, in questo caso l’attrattore, per Cairano è l’Aglianico Bianco. Del resto il Vino e cultura, è sicuramente una strategia che aiuterà a uscire dall’isolamento.
Le risorse certo sono importanti, ma altrettanto lo sono le buone idee. Questa domenica a Cairano ha reso evidente le intelligenze, le passioni e i talenti delle persone impegnate a evitare che questo piccolo paese muoia, a centrare il punto della rinascita. Quali il Teatro delle arti di Franco Dragone, nella nuova Piazza Teatro Odeon, risorta dalle macerie stratificatesi sull’antico Borgo Castello. Parte integrante del progetto di recupero e riqualificazione curato dal Bio-Architetto Angelo Verderosa e di Dario Bavaro presidente di Irpinia 7x. Danno vita a un vero Borgo biologico, Verderosa ci spiega che sono stati usati esclusivamente materiali locali, come la pietra irpina o il legno di Calitri e trattati da maestranze locali, quali l’impresa dei Fratelli Frieri i lavori eseguiti manualmente per il diniego d’accesso ai mezzi pesanti, e tutto è stato riutilizzato dai mobili alle pietre delle case cadute col sisma, è il caso di dirlo, rinascita dalle macerie.
Molto interessante la via delle cantine, con le sue cento grotte un tempo vere cantine, per adesso c’è la “Cantina del Sindaco” che produce un notevole aglianico del Vulture per uso proprio e qualche amico fortunato.
Le tante energie individuali, definite visionari e hanno creduto, nel tempo. Come Fulvio Alifano cairanese di nascita, oggi cittadino della penisola sorrentina per la professione e produttore di grandi vini all’Abbazia di Crapolla, in questo sogno, che corona anche festeggiando i sui 57 anni.
Tutti riuniti sulla sommità di Cairano a dimostrazione che i sogni a volte si avverano, come dici il maestro Vinicio Capossela. Accompagnati dalle note dell’organo a canne suonato dal vento sulla rupe di Borgo Castello, un’istallazione permanente e unica al mondo. La cerimonia dell’impianto della “Madre” del futuro vigneto non poteva mancare lui, il Vino.
I calici si sono alzati con un brillante Fiano Igp di viticultura montana a 800 s.l.m., Arenara di Giuseppe Cianciulli dell’omonima azienda, un vino strutturato e sorretta da una freschezza plurima marina e mediterranea, i suoi vigneti guardano Cairano, a dimostrazione che la viticoltura c’era, c’è e ci sarà. Perché i vitigni sono la cassaforte dei tesori italiani.