“L’ultimo report di Openpolis prova ciò che il Movimento equità territoriale denuncia da anni, sin dalla prima formulazione del Pnrr ossia che le risorse concesse dall’Europa per ridurre le disuguaglianze territoriali tra Nord e Sud stanno contribuendo alla ricchezza e allo sviluppo delle regioni già ben infrastrutturate, a discapito del Mezzogiorno”. Così Rossella Solombrino, presidente nazionale del Met – Movimento equità territoriale. Citando il rapporto dei fondi spesi la presidente ricorda che “ammontano complessivamente a circa 59 miliardi di euro, di cui 24 destinati alle infrastrutture.
Ma la ripartizione dei progetti segna un forte squilibrio territoriale: tra le regioni con il maggior numero di interventi figurano la Lombardia con 41.290 progetti, il Veneto con 24.112 e il Piemonte con 22.126. Invece, le regioni del Sud come Campania e Calabria e le grandi Isole registrano le percentuali più basse, segno di un visibile rallentamento nella concretizzazione dei progetti stessi.
Il Movimento equità territoriale – prosegue la presidente – denuncia le principali criticità alla base di questa iniqua distribuzione”. Solombrino parte dai bandi truccati. “La competizione tra comuni con organici ridotti e minori capacità finanziarie, come nel caso degli asili nido, ha sfavorito il Sud, rendendo impossibile per molte amministrazioni partecipare efficacemente ai finanziamenti.
I finti tentativi di rafforzamento amministrativo ricordiamo il bando per i tecnici del Sud, promosso dall’ex ministro Brunetta, che è risultato fallimentare a causa di criteri che hanno scoraggiato la partecipazione di professionisti qualificati. Infine, le scelte infrastrutturali discriminatorie, cioè la pianificazione degli investimenti che ha deliberatamente escluso il Sud, sottraendo risorse essenziali per lo sviluppo territoriale”. Di fronte “a questa situazione inaccettabile” il Movimento equità territoriale invita i sindaci dei comuni penalizzati “a denunciare pubblicamente questa ingiustizia”. “Le future generazioni del Sud si vedranno ancora una volta private dei loro diritti fondamentali, pur dovendo sostenere – conclude Solombrino – il peso dell’indebitamento nazionale”.