Rosa Bianco
Nel margine del caos, la sfida del costituzionalismo: la lectio del prof Sandro Staiano alla Scuola di Educazione Politica di Franco Vittoria, a Mugnano del Cardinale
In un’epoca segnata dal disincanto della politica e dalla fragilità delle istituzioni rappresentative, la lectio magistralis del professor Sandro Staiano, tenuta oggi nella suggestiva cornice di San Pietro a Cesarano per la Scuola di Educazione Politica, diretta dal prof Franco Vittoria, è stata molto più di un esercizio accademico: è apparsa come un grido d’allarme e al tempo stesso una chiamata alla responsabilità civile.
Il tema scelto – “Governo della complessità e sorte del costituzionalismo” – tocca il cuore delle trasformazioni che stanno stravolgendo il concetto stesso di Stato costituzionale. Staiano, uno dei maggiori costituzionalisti italiani, già direttore del Dipartimento di Giurisprudenza della Federico II, ha parlato con la lucidità di chi osserva la storia con sguardo lungo: non da spettatore, ma da testimone consapevole.
Costituzionalismo, crisi e margine del caos
Il costituzionalismo, ha ricordato Staiano, nasce come risposta al bisogno di limitare il potere attraverso il diritto. È figlio della modernità politica, dello Stato nazionale, dell’idea di legge come strumento di garanzia delle libertà. Oggi, tuttavia, questa architettura è messa radicalmente in discussione: i fenomeni complessi – la globalizzazione, le diseguaglianze, la crisi dei partiti, il populismo – hanno eroso progressivamente i fondamenti su cui poggiava l’equilibrio costituzionale.
Staiano ha introdotto una categoria potente e inquietante: siamo entrati in un “margine del caos”, uno stato intermedio dove le istituzioni sono ancora formalmente esistenti, ma deboli e incerte, incapaci di governare i processi di trasformazione.
Non una crisi tradizionale, ma un’instabilità di fondo, un terreno scivoloso su cui il diritto fatica a mantenere la sua funzione ordinatrice.
La crisi della rappresentanza e i partiti personali
Nel cuore dell’analisi, il dramma dei partiti politici: da strumenti di mediazione e inclusione sociale, sono diventati contenitori vuoti, personalizzati e populisti. Staiano ha parlato senza mezzi termini di “dinosauri del Novecento” ormai estinti e di nuovi partiti che non rappresentano più interessi collettivi ma leader carismatici, consumati nella comunicazione digitale e incapaci di dare forma a una proposta politica di lungo respiro.
La crisi della rappresentanza è oggi il principale vulnus del sistema democratico. I partiti non sono più in grado di “leggere” la società e di trasformare le istanze sociali in progetti politici. Da qui l’ascesa di forme di populismo che oppongono il “popolo puro” alle élite, riducendo la complessità del reale a narrazioni semplicistiche e spesso violente.
La sfida del costituzionalismo oggi
Eppure, Staiano non si è arreso al pessimismo. Pur riconoscendo la profondità della crisi, ha indicato una via: riconoscere la complessità come dato strutturale del nostro tempo e governarla attraverso strumenti nuovi, senza abbandonare i principi del costituzionalismo democratico.
Non si tratta, dunque, di difendere nostalgicamente un ordine che non esiste più, ma di riformare il diritto e le istituzioni avendo chiaro l’obiettivo: garantire libertà e giustizia sociale in un mondo frammentato e mutevole.
Il costituzionalismo del futuro – ha detto Staiano – non sarà la ripetizione del passato, ma un processo continuo di adattamento, un equilibrio dinamico capace di affrontare l’innovazione senza tradire la propria ragion d’essere.
Un dibattito vivace e costruttivo
Al termine della lectio, si è aperto un dibattito particolarmente ricco e stimolante, che ha visto la partecipazione attiva di numerosi presenti. Tra gli interventi, si è distinto quello del giornalista di Rai3, Rino Genovese, che ha sollevato la questione della legge elettorale, chiedendo al professor Staiano quale modello normativo possa meglio garantire rappresentanza e governabilità in un contesto segnato da instabilità e frammentazione.
Di grande rilievo anche l’intervento dell’Onorevole Aldo Cennamo, che ha posto l’accento sul rischio concreto che il lungo e faticoso cammino costituzionale intrapreso dal dopoguerra possa oggi arenarsi, travolto proprio da quel “margine del caos” evocato nella relazione.
Numerose anche le domande rivolte dagli studenti della Scuola di Educazione Politica, tutte orientate ad approfondire, con passione e consapevolezza, i temi trattati: dal futuro della rappresentanza democratica alla tenuta dei diritti fondamentali, in un mondo segnato da trasformazioni rapide e spesso imprevedibili.
Il dibattito, intenso e articolato, ha confermato l’attualità drammatica delle questioni sollevate da Staiano e la necessità di un impegno civile e politico capace di raccogliere la sfida della complessità senza abdicare ai principi del costituzionalismo democratico.
La lezione di oggi: scegliere di esserci
In tempi segnati dal “disincanto” e dall’indifferenza, la vera sfida politica è dunque tornare a scegliere: essere cittadini attivi, costruire consapevolmente le istituzioni, non cedere alla tentazione della semplificazione o della rassegnazione.
Staiano ha ricordato le parole di Aldo Moro, che vedeva nella libertà e nella giustizia sociale i pilastri irrinunciabili della democrazia, e si è ispirato, nel sigillare il senso della sua lezione, a un celebre versetto della Lettera ai Romani (12,2) di San Paolo:
“Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente.”
Un monito potente, che suona oggi come una chiamata a non farsi travolgere dalle mode effimere e dalle paure collettive, ma a rigenerare la politica e la società attraverso la cultura, il pensiero critico e la fedeltà ai valori fondamentali della nostra civiltà costituzionale.
Il professor Franco Vittoria, direttore scientifico della Scuola di Educazione Politica, ha voluto sottolineare con forza il messaggio della giornata, affermando che: “Solo la competenza e la scienza potranno realmente trarci fuori dalla sorta di caos in cui siamo immersi.” Un richiamo, il suo, alla necessità di ritrovare il valore dello studio, della formazione e della competenza come unici strumenti capaci di rimettere in moto, con serietà e lungimiranza, il processo democratico.
Al termine della sua lectio magistralis, il professor Sandro Staiano ha voluto chiudere con una riflessione dal forte valore simbolico e civile:
Nella Tempesta di Shakespeare, Prospero, principe spodestato, suscita il disordine solo per ristabilire l’ordine. Egli non si vendica: educa. Non distrugge: ricompone.
Potrebbe, forte dei suoi poteri magici, instaurare un dominio assoluto, piegare i suoi nemici alla sua volontà. E invece rinuncia, torna uomo tra gli uomini, sceglie di sottoporsi alla legge e alla misura della città. Eppure, nella grande riconciliazione che restituisce dignità al patto civile, resta un nemico irriducibile: Antonio, il fratello traditore.
Oggi, nel margine del caos che attraversiamo, questa metafora si staglia con forza. Viviamo il tempo del necessario ripristino dell’equilibrio costituzionale, della riaffermazione della legalità repubblicana.
I presupposti per farlo ci sono, ma nulla è scontato. Come il 25 aprile ci ha nuovamente insegnato, la Costituzione è figlia di una lotta e richiede ancora una lotta: contro il gelo dell’indifferenza, contro il disordine travestito da forza, contro i nuovi assetti globali che minano la sovranità dei diritti e della democrazia.
Prospero rinunciò ai suoi poteri sovrumani per salvare la comunità. Tocca anche a noi, oggi, scegliere tra la tentazione di nuovi populismi e la difficile via del costituzionalismo, tra il caos senza regole e il lento, faticoso lavoro della ricostruzione civile.
Il futuro è ancora, irriducibilmente, una lotta per la Costituzione.