Taglia il traguardo della quarta edizione il progetto “Il Mancini adotta un monumento: laboratorio di futuro” promosso dal Liceo Scientifico Mancini di Avellino. .Venerdì 30 maggio, alle ore 19.30, presso l’ ex Cinema Eliseo, gli alunni del Liceo presenteranno alla città, in varie forme e secondo linguaggi culturali diversi, il risultato del loro lavoro . La serata prenderà il via dopo i saluti istituzionali della D.S., prof. Anna Paola Gianfelice, del Dirigente dell’Ambito Territoriale di Avellino, Fiorella Pagliuca, del Sindaco della città, Laura Nargi, del Questore, Pasquale Picone, seguiti dall’intervento autorevole del prof. Massimo Visone, docente dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.
«Adottare un monumento non significa solo conoscerlo, ma anche prenderlo sotto tutela spirituale e dunque sottrarlo all’oblio e al degrado, curarne la conservazione, diffonderne la conoscenza, promuoverne la valorizzazione». Le parole di Tomaso Montanari, autorevole storico dell’arte, hanno ispirato fin dalla prima edizione il progetto “Il Mancini adotta un monumento: laboratorio di futuro”, nato su impulso del prof. Luigi Raia e subito sostenuto con convinzione dalla D.S., prof.ssa Paola Anna Gianfelice. Quest’anno, in una progressione cronologica, partita con la Dogana e passata attraverso il Casino del Principe e il Palazzo di Victor Hugo, l’edificio oggetto di studio, per un numero sempre crescente di allievi del triennio del liceo, è stato il complesso dell’ex Cinema Eliseo, inaugurato nel 1937 come sede della Gioventù Italiana del Littorio, ideato dall’architetto Enrico Del Debbio, famoso autore anche del progetto del Foro Italico e del Palazzo della Farnesina a Roma. Studiare il contesto storico e politico, che lo ha visto nascere, e il suo linguaggio architettonico, legato a modelli razionalisti, è stata un’occasione di scoperta di questo edificio, che si impone, con la sua forma ad L decisamente dinamica, sul tessuto circostante per la notevole mole e il rivestimento marmoreo, in particolare della torre littoria con arengario, evidente segno della propaganda del tempo.
Il lavoro dell’adozione ha permesso ai giovani, anche in questa quarta edizione, di riconquistare spazi importanti della città, di tipo fisico, culturale e spirituale insieme. Il rapporto che si è creato tra gli studenti e i monumenti adottati è cresciuto nella scuola, ma si è esteso anche fuori dalle mura delle aule, perché adottare un monumento non vuol dire adottare il passato, ma il proprio futuro. Vuol dire investire sulla prospettiva di un “pieno sviluppo della persona umana”, come recita l’articolo 3 della nostra Costituzione. Saper parlare la lingua dei monumenti significa frequentare una palestra di cittadinanza consapevole e di partecipazione attiva. Uno strumento prezioso che ha consentito ai giovani di conoscere la loro storia, più o meno lontana, imparando a leggere così anche il presente, cogliendo differenze e analogie. Insegnare ad osservare con attenzione i monumenti, anche quelli esteticamente e artisticamente meno rilevanti, significa insegnare il rispetto e la cura per il patrimonio culturale. L’obiettivo della scuola è quello di lanciare un segnale forte, quello di provare a lavorare per uno sviluppo culturale collettivo, esigenza quanto mai urgente soprattutto oggi.