La tradizione del cattolicesimo liberale come unico rimedio ad una politica che fatica ad abbracciare i bisogni della comunità. E’ il senso del confronto, tenutosi ieri al Circolo della stampa, in occasione della presentazione dell’associazione culturale “Cattolici Democratici Fausto Addesa”. Una sfida nel ricordo di Fausto Addesa che vuole diventare impegno concreto attraverso la costituzione di una scuola di politica per le nuove generazioni. Tra i protagonisti del movimento giovanile della Dc, scomparso nel luglio scorso, Addesa era stato in prima linea nella stagione del Partito Popolare, di quella di Tonino Nunno e dell’Ulivo, due volte assessore provinciale al Bilancio, prima con Luigi Anzalone poi con Alberta De Simone. Un confronto che si carica di un valore più forte nel giorno della scomparsa di Gerardo Bianco, altro grande protagonista della tradizione cattolica. E’ il consigliere comunale Amalio Santoro a sottolineare nell’incontro, moderato da Gaetano Amato, come “Quest’associazione diventa strumento per riempire un vuoto nel momento in cui vengono meno i protagonisti della vecchia generazione della politica ma anche tanti di coloro che avrebbero dovuto rappresentare la nuova generazione di cattolici democratici. Tuttavia, questa cultura non può morire, ha ancora argomenti da offrire al dibattito pubblico. Non possiamo dimenticare che ha una tradizione strutturalmente minoritaria. I cattolici non sono nativi democratici ma sono educati alla democrazia, sono cittadini che hanno legato fede e storia. Si tratta dunque di dare prospettiva di valore a questa tradizione, facendo memoria degli errori commessi, dei limiti dei partiti in cui si è incarnata, a partire dalla Dc che non è stata certo una parentesi breve, nè secondaria. Una dc smembratasi quando la distanza tra ispirazione e prassi è diventata insopportabile”. Santoro ricorda come oggi i cattolici “scelgono di mettersi a disposizione di altri percorsi come il centrosinistra, come testimonia l’esperienza dell’Ulivo. L’obiettivo che ci proponiamo è quello di recuperare questa storia e approfondire questioni più specifiche, scegliendo la prospettiva del cattolicesimo democratico” . Chiarisce che Addesa non va “trattato come una sorta di santino. E’ stato in grado di anticipare questioni cruciali della storia della nostra provincia, da quella dei nuovi schiavi che ai primi anni ‘90 cercavano accoglienza al bisogno di rispondere alle esigenze di una nuova generazione che non si accontentava del dato quantitativo, nel post sisma, poichè aveva capito che non si era disegnato un futuro magnifico progressivo. Un’intuizione che approda all’emergenza ambientale e sociale che oggi viviamo. Vogliamo dimostrare che questa tradizione ha qualcosa da dare anche in termini di stile, fare sì che questo tempo di asprezze sia tempo di gentilezza”. E’ quindi Antonio Limone, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, ad accostare le figure di Gerardo Bianco, ricordato con un minuto di raccoglimento in sala e Fausto Addesa: “Ad accomunarli è sempre stata la mitezza, una mitezza che non impediva loro di essere determinati, di perseguire i loro obiettivi con determinazione, con il rigore di chi ha uno spessore culturale”. Limone ribadisce come “Addesa ha incarnato esempi di vita. Ecco perchè questa giornata non vuole essere solo l’occasione per ricordare ma per ripartire da quell’esempio di vita spesa per il prossimo. E’ stata una delle persone più disponibili nei confronti degli altri, capace sempre di vedere la politica come servizio. Era un cattolico che viveva la sua esperienza cristiana al servizio di una comunità, capace di incarnare valori. Il suo esempi può costituire una strada di dirittura morale ed etica di cui la politica si deve riappropriare. Perchè è chiaro che l’obiettivo della politica è risolvere problemi. Di qui l’idea di una scuola di formazione che porti il suo nome e di un’associazione che promuova azioni concrete. Quest’incontro può rappresentare l’avvio di un percorso che vuole collocare al centro della sua attenzione il suo esempio di vita”. Sottolinea come “la stessa diaspora dei democristiani debba essere letta con maggiore rigore di quanto fatto finora. Da questo punto di vista, Bianco fu decisivo nell’evitare l’alleanza col centrodestra, veicolando il partito verso l’Ulivo. Oggi, più che mai, in un tempo in cui si avverte l’esigenza di una forte giustizia sociale, l’esempio di uomini come Bianco e Addesa può aiutare la politica a ritrovare la strada perduta, una strada che non può prescindere dai valori. Un’idea ribadita anche da Giacomo Ciarcia, a partire dalla necessità di seguire l’eredità da lui lasciata. Un’eredità testimoniata anche dall’amata moglie Daniela, presente in sala. E sono tanti a rispondere all’appello in una sala gremita, come Giuseppe Moricola, Antonio Gengaro, Nunzio Cignarella, Mirella Napodano, Vittoria Troisi.
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