E’ dedicato a Giovanni Balducci, detto il Cosci, “un manierista dimenticato dalla storia tra Firenze, Roma e Napoli” lo studio di Francesco Caloia, critico d’arte, già dirigente scolastico, da anni impegnato in un percorso di ricerca e valorizzazione del patrimonio storico-artistico dell’Irpinia. Il volume sarà presentato il 21 giugno, alle 18,30, nella chiesa di San Nicola di Bari di Summonte. A portare i propri saluti Pietro Codori, parroco di San Nicola di Bari di Summonte, Ivo Capone, sindaco del Comune di Summonte, Leonarda Bongo, architetto e docente di storia dell’arte, Michele Ciasullo, presidente Università Popolare dell’Irpinia. Modera il giornalista Alfredo Picariello.
Caloia restituisce piena dignità ad un artista per troppo tempo messo da parte, escluso dalla narrazione canonica dei movimenti artistici dell’epoca, passando in rassegna le molteplici influenze che caratterizzeranno la sua produzione. Leonarda Bongo sottolinea nella prefazione la ricostruzione attenta da parte dell’autore del contesto storico in cui si forma Balducci con l’instancabile ricerca di documenti e fonti di ogni genere per ripercorrere le vicende personali e le opere dell’artista. Colpiscono la scrupolosa ricerca di fonti storiche e la capacità di Caloia di riscoprire opere dimenticate di Balducci, a conferma della passione per l’arte che guida da anni l’autore nell’impegno di storico e critico d’arte. Ad emergere il ritratto di un’intera epoca e di una costellazione di artisti, in molti casi poco conosciuti, che hanno contribuito alla divulgazione dell’arte tra manierismo e barocco, in particolare nell’Italia meridionale. L’autore, scrive Bongo, descrive il momento in cui opera l’artista “come il momento di passaggio tra la grande stagione del Rinascimento e quella del Barocco, appoggiata dalla Chiesa controriformata. Intende il manierismo non solo come espressione della crisi dei valori della società postrinascimentale ma fondamentalmente come testimonianza dell’individualismo in arte, movimento che prelude sotto molti aspetti all’arte del Novecento, l’inizio del modo moderno di essere artisti nella libertà di espressione e invenzione”. Un itinerario che sorprende per ricchezza e varietà, dagli affreschi del chiostro del Carmine Maggiore a Napoli alle opere eseguite nei piccoli centri meridionali, da Velletri a Maddaloni e Bitonto, lontano dalla grande regia degli artisti manieristi o barocchi. Fino all’ipotesi che abbia realizzato il primo tipo iconografico di angelo custode, conservato nella Pinacoteca dei Girolamini a Napoli. Caloia evidenzia come Balducci “pur aderendo ai dettami della Controriforma Cattolica, seppe mediare tra regole e novità, tra compostezza e nuovi colori, tra capacità empatica di esprimere affetti, corrispondenze di amorosi sensi e la modernità: La sua permanenza a Napoli fu fondamentale per l’arricchimento del contesto culturale del Meridione”