E’ un invito a cercare bellezza e poesia, in un tempo dominato da violenza ed esteriorità, quello che lancia Ester Andreola – una vita dedicata alla scuola come dirigente scolastica – nel suo volume “L’albero dormiente”, Il Papavero, presentato questo pomeriggio al Circolo della stampa nell’ambito degli incontri promossi dall’associazione Orizzonti. E’ il preside Paolino Marotta, presidente dell’associazione, a sottolineare come il libro sia un “viaggio nella propria anima. Le tre storie che la madre racconta alla figlia si fanno ricerca dell’essenza dell’uomo, nel tentativo di dare un senso alla propria esistenza, celebrano il valore di donarsi agli altri, in un tempo in cui siamo rassegnati alla guerra”. Il giornalista Gianni Colucci parla del romanzo come di un fantasy che guarda alla parte più profonda che ogni uomo ha dentro di sè, diventa metafora per comprendere il proprio presente e vivere pienamente questo tempo, senza uccidere una parte di sè. La giornalista Floriana Guerriero si sofferma sul patrimonio di memoria, rappresentato dalle storie trasmesse di generazione in generazione che riescono a infondere linfa e vitale e coraggio alle donne del romanzo. Quindi ricorda come l’insegnamento principale che attraversa le favole narrate sia quello di affrontare le proprie paure come fa Luce, pronta a fare i conti con l’oscurità della proprio anima, fino a ingaggiare una lotta con il re e la sua anima, vincendola e liberando il sovrano dal suo inncantesimo Quindi è Andreola a prendere la parola spiegando come il libro nasca da un’esigenza interiore, esprimere ciò che si sente “E’ un libro in cui ciascuno può trovare una parte di sè, il senso di smarrimento, l’incapacità di svegliarsi dal torpore, la scelta di rifugiarsi in un mondo illusorio. Oggi più che mai, siamo chiamati a svegliarci, a dare valore alla nostra vita, a prendere coscienza di noi stessi. Siamo noi l’albero dormiente in attesa di quell’anima capace di restutuirci alla vita. Siamo noi il re che ha rinunciato alle emozioni e ha scelto il silenzio”. Poichè, ci ricorda Andreola, nessun cuore è mai perduto e si può sempre rinascere. “Dobbiamo trovare in noi l’albero che si risveglia e fiorisce, il nostro albero – spiega l’autrice . Oggi credo fortemente nel contributo che deve partire da ciascun individuo”. A caratterizzare l’incontro la mostra delle illustrazioni di Enzo Lauria, che impreziscono il volume e le letture di alcuni brani affidati alla professoressa Giulietta Fabbo e accompagnate dal violoncellista Valentino Milo. E’ Fabbo a sottolineare la forte carica simbolica che caratterizza il volume, in cui il passato continua a sopravvivere nelle vite altrui, ricordando come si chiuda con un messaggio di speranza, poichè, un giorno, qualcuno canterà un cantico nuovo e sarà possibile costruire un mondo migliore e tornare vivere.
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