“Sul bando nazionale asili nido, che ha escluso i Comuni montani e i centri più piccoli, come denunciato da UNCEM a fine giugno 2024, una interrogazione parlamentare ha permesso al Ministro Valditara di ribadire un punto politico grave, che già intuivamo. Da lui confermato: il bando ha escluso i piccoli Comuni mettendo dei parametri fuori scala per i nostri territori e per i paesi con minor popolazione. Dunque, niente asili e niente finanziamenti”.
Lo si legge in una nota della Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani. “Anche prevedendo aggregazioni di Comuni, come detto dal Ministro a UNCEM, e come UNCEM da sempre sostiene, nonostante difficoltà per via della mancanza in Italia di strutturate aggregazioni quali Unioni montane e Comunità montane, non si sarebbero raggiunti i parametri del bando, quindi ad appannaggio solo delle aree urbane, grandi e medie città. Fortunate loro.
Noi nei territori montani di asili nido abbiamo bisogno e il Piano di finanziamenti con bando nazionale, 735 milioni di euro per 1900 interventi in Italia a valere sul PNRR, non può essere solo per chi già ha asili, per i Comuni più strutturati e dimenticare le realtà rurali con meno di 5mila o 3mila abitanti.
Ribadiamo che sono assurdi criteri minimi del bando seguiti dal Ministero per l’assegnazione dei contributi, parametrati sulla popolazione residente nella fascia d’età 0-2 anni di almeno 60 bambini e sulla copertura del servizio di asilo nido nella stessa fascia d’età inferiore al 33 per cento”.
“Mettere in condizione i piccoli Comuni di montagna di assicurare l’accesso a tutti i bambini da 8 mesi in poi, significa creare le condizioni affinché le giovani famiglie possano continuare a vivere nel proprio Comune senza doversi trasferire, magari attraendone delle nuove – evidenzia Marco Bussone, presidente nazionale UNCEM – Per ogni bambino che trova spazio in un Nido ci sono almeno tre persone che rimangono a vivere in montagna. Abbiamo chiesto al Ministro di avere un tavolo serio per riorganizzare la scuola, tutti i livelli 0-18 nelle aree rurali e montane, dove la crisi demografica impone pensiero e azione, non solo numeri”.