Una settimana dedicata alla Sanità in Campania: ieri in Provincia di Caserta, oggi ad Avellino, domani a Salerno. E’ questo il tema trainante della settimana di campagna elettorale del Presidente della Regione Vincenzo De Luca che, oggi, è arrivato nella città ospedaliera di Avellino per inaugurare una sala operatoria operatoria ibrida, un nuovo reparto per l’Unità operativa di Neonatologia e Tin e l’avvio dei lavori per l’ampliamento del Pronto soccorso.
Arriva con largo anticipo De Luca, accolto dal direttore generale Renato Pizzuti – prossimo a dover cedere il testimone dell’azienda ospedaliera di rilevanza nazionale – dalla sindaca Laura Nargi e dai consiglieri regionali di maggioranza Maurizio Petracca e Enzo Alaia. Ma la sua visita non arriva in un momento idilliaco per la struttura ospedaliera irpina. L’ospedale Moscati è in tilt. Sullo sfondo, un reparto di Emergenza al collasso che in 48 ore ha fatto registrare la quota di 90 assistiti. Ieri la direzione strategica dell’Azienda ospedaliera ha disposto il blocco dei ricoveri programmati. Un’emergenza confermata direttamente dal personale medico dell’unità di emergenza al governatore. “Il primario mi ha confermato che il pronto soccorso è in sofferenza, ma ci muoveremo subito per risolvere queste criticità”.
Ma l’attenzione è tutta rivolta all’ampliamento del pronto soccorso dell’ospedale irpino. Trecento giorni di lavoro e cinque milioni di investimento per raddoppiare gli spazi dell’unità di emergenza. Dopo una prima progettazione immaginata nel 2020, a Contrada Amoretta è partito questa mattina, l’agognato cantiere alla presenza del presidente Vincenzo De Luca.A spigare nel dettaglio l’intervento il dg Pizzuti. “Vorrei sottolineare il metodo con cui abbiamo progettato il pronto soccorso. Abbiamo creato un gruppo di lavoro coinvolgendo tutte le figure professionali interessate: il primario del pronto soccorso, gli infermieri, gli ingegneri, l’esperto di sicurezza sui luoghi di lavoro. Il gruppo, composto da circa 10-15 persone, ha visto la partecipazione diretta anche di noi dirigenti: direttore sanitario, amministrativo e generale. Dopo diverse riunioni, abbiamo definito il progetto che poi abbiamo presentato al presidente nella ex sala operativa del 118»”
Sulle tempistiche, il contratto prevede 300 giorni di lavoro e la fine dei lavori entro ottobre 2025. “L’obiettivo principale del progetto è creare percorsi razionali e condivisi per ottimizzare i flussi dei pazienti – spiega Pizzuti – Il pronto soccorso non può e non deve essere considerato un reparto a sé stante, ma piuttosto la porta d’ingresso dell’ospedale verso il territorio. È il punto di passaggio per i pazienti, il cui destino all’interno dell’ospedale sarà il ricovero o la dimissione. Gestire i flussi in modo efficiente è fondamentale. Con questo progetto e con il potenziamento, che ci auguriamo, del personale, speriamo di ridurre al minimo i tempi di permanenza dei pazienti nel pronto soccorso. Un investimento, quello regionale, di circa 5 milioni sul pronto soccorso. Dieci in totale con l’ammodernamento dedicato agli altri reparti. Il mio ringraziamento più sentito al presidente De Luca – continua Pizzuti – se potesse darci una mano anche per l’elisoccorso, sarebbe buono realizzare una piazzola attigua all’ospedale”.
“Volete l’elicottero? E facciamo st’elicottero…» commenta sarcastico De Luca, che coglie l’occasione per sviscerare il suo rituale resoconto di rilancio della sanità regionale. «Dal punto di vista tecnologico, oggi la sanità della Campania è la prima regione in Italia – afferma il presidente – Abbiamo recuperato decenni di ritardi con investimenti fermi a venti anni fa. Oggi la nostra regione – ha aggiunto – sta attuando il piano di edilizia ospedaliera più vasto d’Italia, con oltre tre miliardi di investimenti mentre, come mi ha confermato il responsabile del Pnrr sanitario, in tutta Italia non vi è un solo nuovo ospedale in costruzione”.
Sul cambio di passo obbligato per l’azienda avellinese – Pizzuti non può essere riconfermato, in pole ci sono l’ex manager Asl Maria Morgante e Dg dell’Asl di Salerno Germano Perito. – De Luca «si indigna» facendo un parallelo con il dibattito politico sul suo personale percorso in Regione. “Siamo un paese di dementi, invece di premiare il merito si guarda all’età. Ma questo lavoro non si deve fermare né deve subire rallentamenti. Aver tenuto fuori pratiche clientelari è un altro miracolo, gli amministrativi non hanno mai lavorato così tranquilli in Campania. Qualche giorno fa sono stato a Sant’Angelo dei Lombardi, e qualche mese fa ad Ariano Irpino, dove abbiamo realizzato un ospedale ex novo, una bellissima struttura. Abbiamo avviato i lavori anche per l’ospedale di Solofra, un progetto che ha richiesto grande pazienza e determinazione. Oggi possiamo dire di avere un ospedale perfettamente integrato con il Moscati, fondamentale per ortopedia e procreazione assistita.Abbiamo investito quasi 5 milioni di euro e raddoppiato il Pronto Soccorso. Il reparto di Neonatologia è stato potenziato con una terapia intensiva neonatale a cui teniamo moltissimo. Abbiamo realizzato una sala operatoria ibrida, probabilmente la più moderna della Regione Campania”.
Poi il presidente della giunta Campana risponde con sarcasmo a chi gli chiede del danno erariale per 609 mila euro che gli viene contestato dalla Corte dei Conti per la vicenda delle smart card prodotte dalla Regione per l’attestazione dell’avvenuta vaccinazione contro il Covid nel 2021. “Tutto il gruppo di lavoro che si occupava della green card oggi è tranquillo a casa, mentre solo il presidente della Regione deve rispondere alla Corte dei Conti per 600.000 euro. È un paese curioso. Ma sto già preparando l’assegno. Battute a parte, l’Italia è un paese complicato. Tuttavia, se si vuole cambiare la realtà, bisogna assumersi responsabilità, prendere decisioni e andare avanti. Altrimenti, è meglio cambiare mestiere”.
Poi De Luca apre una riflessione sul divario della ripartizione dei fondi tra Nord e Sud. “Devo dire che il 99% di coloro che fanno il mio lavoro ha una vita tranquilla, perché in questo paese nessuno ha voglia di combattere. L’Italia è una grande balda trasversale in cui tutti sono amici di tutti. E quindi, anche quando si pongono problemi di equità e di correttezza elementare, si trovano sempre ostacoli. Prendiamo ad esempio la ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale: com’è possibile che da 15 anni la Regione Campania sia l’ultima d’Italia nella distribuzione delle risorse?Com’è possibile che ancora oggi riceviamo 40 euro pro capite in meno rispetto all’Emilia-Romagna, al Veneto o ad altre regioni? È semplicemente una questione di equità e di pari diritti per tutti i cittadini italiani, dal Piemonte alla Sicilia. E tuttavia, per ottenere questo risultato bisogna combattere”.
Il governatore focalizza l’attenzione sulla sottrazione delle risorse destinate al Mezzogiorno: “Quando si arriva a Roma, centro, destra e sinistra se ne infischiano. Se c’è la possibilità di sottrarre risorse al Sud, lo fanno tutti. Noi, invece, siamo impegnati in un lavoro straordinario. Sulla sanità in Campania abbiamo fatto miracoli, compiendo sforzi da spaccare il cuore, mentre in tv vedo i soliti cacicchi, pinguini mai stressati, che hanno una pelle rilassata, che sembra porcellana di Capodimonte”.
Poi il governatore annuncia i prossimi obiettivi sul fronte dell’edilizia sanitaria. “Domani, si apre il cantiere per il nuovo ospedale Ruggi d’Aragona a Salerno: 470 milioni di investimento, 730 posti letto. Abbiamo dovuto rifare la gara per un ricorso amministrativo, ma ora siamo pronti.Stiamo costruendo ex novo diversi ospedali: Ruggi a Salerno, Santobono a Napoli, il nuovo ospedale di Giuliano, quello di Sessa Aurunca, quello di Aversa, e così via”.
Poi De Luca punta il dito contro il Governo : “Quando sento certi personaggi parlare della Campania da Roma senza nemmeno sapere dove si trovi, mi indigno. Sto spiegando a tutti che la stupidità non è un argomento valido e che non ho tempo da perdere con chi parla senza conoscere i fatti.Quella che stiamo realizzando nella sanità campana è una vera rivoluzione. Vi ricordo che, dal punto di vista finanziario, la Campania riceve 200 milioni di euro in meno rispetto alla media nazionale e ha 15.000 medici in meno. Per dare un’idea: ogni 1.000 abitanti, in Campania ci sono 10,2 medici, mentre in Emilia-Romagna ce ne sono 18,9, quasi il doppio. Lo stesso discorso vale per i posti letto. Nonostante queste difficoltà, siamo all’avanguardia in Italia per l’edilizia ospedaliera, per il rinnovamento delle tecnologie e per gli ospedali nuovi che stiamo costruendo”.
Uno degli obiettivi principali, a breve e medio termine, riguarda le liste d’attesa. “Vogliamo che la Campania sia la prima regione d’Italia tra marzo e aprile. Già oggi, l’85% delle prestazioni richieste viene garantito entro due settimane.In altre regioni d’Italia, invece, adottano una strategia diversa: se non c’è disponibilità- afferma il governatore- per una prestazione sanitaria, semplicemente non registrano la richiesta, evitando così di far risultare tempi d’attesa lunghi. È un trucco incredibile . Le nostre criticità principali nelle liste d’attesa riguardano l’ortopedia e la chirurgia bariatrica. Mi aspettavo problemi in oncologia o neurochirurgia, invece i picchi si registrano per interventi di protesi al ginocchio e per l’obesità. Inoltre, esiste un meccanismo truffaldino per cui alcuni primari provenienti dal Nord vengono in Campania una volta al mese, visitano i pazienti e poi li trasferiscono nelle loro regioni per operarli. Dobbiamo migliorare anche nei tempi d’attesa per prestazioni oculistiche e gastroscopie, ma manchiamo di personale. Se necessario, faremo convenzioni con strutture private per ridurre i tempi. L’obiettivo è che, entro marzo-aprile, la Campania diventi la prima regione italiana per tempi di attesa nella sanità pubblica.E tutto questo lo stiamo facendo con 15.000 medici in meno rispetto alla media nazionale. Ricordatelo sempre”.
Infine per il governatore servono subito riforme che garantiscano stipendi migliori per i medici dell’urgenza, chiamati a grandi rischi e responsabilità. Ma non solo. Per De Luca servono anche nuova regole, grazie alle quali i medici neolaureati si specializzino lavorando direttamente negli ospedali. “Nei pronto soccorsi non ci sono più medici. E tra poco sarà difficile persino organizzare i turni. Quando bandiamo i concorsi, l’ultimo che abbiamo fatto ha visto la partecipazione di soli due medici. Allora bisogna preoccuparsi, raddoppiare gli stipendi dei medici che lavorano nei pronto soccorsi. Perché è un lavoro stressante e mal retribuito. Poi dobbiamo inserire subito i giovani laureati negli ospedali, facendoli lavorare affianco ai primari. E’ assurdo pensare di chiamare medici cubani o pakistani quando abbiamo giovani medici laureati,che possono formarsi sul campo negli ospedali, con contratti adeguati. Quanto tempo dovrà ancora passare prima di agire? Dobbiamo prendere queste due decisioni fondamentali, ma ancora oggi non vengono adottate. Ci auguriamo che il Governo si decida, perché altrimenti la situazione diventerà davvero complicata”.