Sicurezza stradale, sicurezza sul lavoro, c’è ancora tanto da fare. La lunga scia di morte segna la cronaca e le statistiche, che, oltre un’apparente freddezza, ci dicono che ogni numero corrisponde ad una storia di vita spezzata.
L’ultima tragedia appena un giorno fa, quando un magazziniere, residente a Contrada, è precipitato da tre metri all’interno di un deposito di prodotti farmaceutici a Monteforte Irpino ed è deceduto sul colpo.
Sono notizie tragiche che ci richiamano alle responsabilità, ognuno per la sua parte. E’ questo il senso del libro che il professore Domenico Cerullo ha scritto pensando che la sua diffusione possa aiutare a conoscere, a capire, e quindi a riflettere per prendere le giuste decisioni. “Basta!”, il titolo, un imperativo, un monito, sulla copertina a cura di Generoso Vella, per dire che non è possibile ignorare una strage silenziosa, quella le vittime della strada e sul lavoro, semplicemente archiviando la tragedia del momento.
Il libro parla, sulla base dei fatti, di prevenzione e sicurezza sulla strada e sul lavoro. E’ stato realizzato grazie al Csv Irpinia Sannio ETS-CESVOLAB. E’ una validissima fonte di informazione, uno strumento di consultazione, una base da cui partire per mettere in campo azioni utili.
Secondo i dati Istat 2021 solo il 5% degli incidenti avviene in autostrada, dove la velocità è elevata, il 73,1% avviene sulle strade urbane con l’8,6% di deceduti, mentre il maggior numero di vittime si concentra sulle strade extraurbane, 47,5%. L’eccesso di velocità non costituisce di per sé la principale causa di incidenti stradali, ma ne aggrava in maniera drammatica le conseguenze.
L’invito è rivolto agli Enti locali, ai Comuni, agli enti che sovrintendono la gestione delle strade, ad adottare tutte le misure necessarie per mitigare il rischio. Pensiamo alle strade con asfalto liscio, ai guardrail, alle strisce pedonali, alle strade dissestate, alle gallerie e alle strade scarsamente illuminate. Certo, ci sono le responsabilità dell’automobilista: l’uso del cellulare alla guida, l’alta velocità, l’abuso di alcol o droga, le gomme lisce. A questo proposito, la Polizia stradale ha segnalato, nel 2023, che sul territorio italiano 7 vetture su 100 avevano gomme lisce, su 8865 vetture ( e non 7 su 10, come involontariamente riportato sul settimanale del Corriere dell’Irpinia in edicola, errore di cui ci scusiamo).
Ci sono i limiti di velocità, si dirà. Ma gli autovelox sono un buon deterrente?
Il professore Cerullo ha sempre manifestato il suo disappunto sull’argomento, e non ora che “fleximan” va in giro a segare totem. “Non ho mai considerato utili gli autovelox – commenta – più che esercitare un’azione educativa e protettiva verso gli utenti, spesso assumono un ruolo vessatorio e strumentale in tanti Comuni, che si preoccupano, principalmente, di garantire lauti incassi provenienti dal pagamento di multe”.
Anche Federcontribuenti ha posto il sospetto che alcune amministrazioni locali avrebbero artatamente installato numerosi autovelox, proprio nell’intento di rimpinguare le casse comunali.
Di Forum al Corriere dell’Irpinia ne sono stati fatti tanti, negli anni, con Domenico Cerullo ed altri esponenti impegnati sul tema della sicurezza stradale, estesa agli infortuni e alle morti sul lavoro. Anche qui, numeri non confortanti. Anzi.
Negli anni tra il 2000 e il 2022 (anche questo dato rettificato, ndr) nella sola fascia di età tra i 40 e i 59 anni sono morti 179 uomini e 33 donne, per un totale, in tutte le fasce di età, di 641 uomini e 157 donne. Sono persone decedute in 680 incidenti provocati da veicoli a motore e non, da treni, animali, da macchine agricole e da cantiere.
Questi dati ci portano a riflettere su quello che succede sulle strade, ma anche sui luoghi di lavoro, e nei campi. I datori di lavoro, avverte Cerullo, hanno una grande responsabilità: sono loro a dover mettere in sicurezza i dipendenti. Quanto ai trattori, il loro ribaltamento può avvenire per diverse cause, intanto per disattenzione dello stesso operatore agricolo, a volte sprovvisto dello stesso patentino, e al quale viene sempre consigliato di allacciare la cintura. Ma bisogna anche favorire sui trattori agricoli, dove ne sono sprovvisti, l’installazione dei dispositivi di protezione in caso di ribaltamento. Anche qui, numeri allarmanti riportati nella accurata ricerca.
La famiglia, la scuola, il mondo dell’informazione sono gli altri luoghi fondamentali alla crescita della cultura della sicurezza.
La professoressa Carolina Amodeo, già dirigente scolastico, sottolinea nelle pagine di presentazione l’importanza di questo studio, “opera lunga e paziente di consultazione da varie fonti, da confronti e ricerche per la raccolta di dati relativi agli ultimi 23 anni: ha richiesto un notevole sforzo organizzativo e grande determinazione”.
Una lotta, questa della sicurezza, che non può prescindere dalla prevenzione, come ricorda l’ingegnere Mario Bellizzi, comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Avellino: “Una parola apparentemente abusata e che sembra aver perso una parte della sua efficacia, ma che tuttavia continua ad essere la via maestra verso un’educazione basata sul rispetto e la tutela della vita umana”. Gianni Festa, direttore del Corriere dell’Irpinia, associa la figura di Domenico Cerullo ad uno scienziato del ‘500, Tycho Brahe: stessa tenacia, stessa determinazione nel portare avanti un progetto. O forse “un partigiano civile”, “un uomo che combatte per un’idea perché sa che essa può produrre effetti collettivi”.
Con queste parole torna il senso del libro “Basta”, la cui diffusione è gratuita e senza scopo di lucro.
Un lavoro che è stato possibile perché il professore Cerullo ha incrociato la sensibilità del Csv Irpinia Sannio, il centro servizi per il volontariato ETS-CESVOLAB che opera nel campo del volontariato nelle due province. “Voglio ringraziare il Csv per aver supportato questo lavoro. Altri enti hanno rispedito diplomaticamente la richiesta al mittente”, dice il professore. Nell’introduzione al libro, il presidente del Csv Raffaele Amore informa che questo libro, per la sua validità sociale, sarà distribuito in tutti i territori di competenza, dando la massima diulgazione soprattutto nelle scuole primarie e secodnarie di ogni ordine egrado. “L’auspicio -continua – è che anche nelle scuole si attuino maggiormente dei percorsi di formazione che educhino le nuove generazioni alla prudenza, alla sicurezza con il rispetto delle regole sul lavoro e sulla strada”.
E’ lo stesso auspicio del professore Cerullo, anche se è “diffusa convinzione che l’istituzione scolastica non debba essere lasciata sola in quest’ardua impresa che, per sortire gli effetti desiderati, deve trovare una continuità edicativa orizzontale, curata dall’intero assetto sociale”. Ognuno per la propria parte, in sintesi, come si diceva in partenza. Anche con l’aiuto degli artisti: tra le pagine del libro se ne contano 44 da tutta Italia, di opere sul tema della sicurezza stradale e sul lavoro.
Perché la sicurezza diventa fatto acquisito e cultura diffusa quando non viene percepita come obbligo e sottoposta solo a rigide regole, conclude il professore Cerullo, ma acquisita come un passaggio naturale, frutto della nostra crescita umana e sociale.
(Nella foto, da sinistra, Generoso Vella, Anna Nardone, Domenico Cerullo, Luigi Perna)