Cancellare i 5stelle, mentre con la premier Giorgia Meloni il confronto è possibile. Al congresso nazionale di Azione, Carlo Calenda, segretario nazionale, non traccia la linea politica, la stempera: “La Meloni è una nostra avversaria, ma con gli avversari si parla. Se dialogando si porta acqua allora dobbiamo chiudere il Parlamento, se il dialogo non serve a nulla in un momento in cui c’è la guerra in Medio Oriente, la guerra in Ucraina, una situazione drammatica economica che si sta abbattendo su di noi, se non serve a nulla dialogare chiudiamola questa democrazia”.
E proprio rispetto alla posizione dei 5stelle sulla guerra in Ucraina c’è lo scontro con Giuseppe Conte: “Chiunque sostenga che esiste la pace senza la forza o è un ignorante che non conosce la storia o è un pusillanime che vuole lucrare sul voto delle persone”.
E allora niente Campo largo, perché – dice Calenda – “l’unico modo per avere a che fare che con il M5s è cancellarlo. Amici del Pd ponetevi quindi voi il problema perché siete nel Campo largo”.
Con Italia Viva neppure c’è sintonia; “Renzi ha fatto una scelta, quella di stare con Campo largo, prima ancora quella di votare La Russa. E’ una scelta politica”.
Al congresso di Azione, interviene, più o meno a sorpresa, Meloni: “Abbiamo fatto un po’ discutere con questa presenza, ho letto cose divertenti, bizzarre, che vengo qui per dare segnali agli alleati che sarei pronta a sostituirli o la teoria secondo la quale volevo concedermi una scorribanda tra i moderati, ma ora devo dire che dopo l’intervento di Carlo Calenda porterò io un po’ di moderazione. In Italia – aggiunge Meloni – si passa direttamente dalla criminalizzazione dell’avversario a fare un governo insieme” che “non è mai stata la mia cifra”.
“La ragione vera perché sono qui – dice Meloni intervenendo al Congresso – è molto più banale e profonda – aggiunge – perché vengo da una storia politica di una comunità che ha fatto del confronto con le idee anche più distanti la sua cifra senza che il confronto potesse mai mettere in discussione l’identità, la politica in democrazia si fonda su questo”.
Su Donald Trump affiorano distiguo non trascurabili. Per il ministro della Difesa, Guido Crosetto, anche lui al congresso di Azione, sottolinea che il presidente Usa tycon è “il sismografo, l’indicatore di una rivoluzione culturale che ci portera’ da un mondo dove contavano le grandi democrazie” a “un mondo dove conteranno le grandi potenze. Non penso che Trump sia il terremoto”. Fino a tre anni fa nessuno dei paesi dell’Alleanza atlantica pensava che la Difesa fosse qualcosa su cui investire. Ora invece tutti i paesi hanno capito che la Difesa è uno dei prerequisiti per consentire a una nazione di pensare di sopravvivere in futuro”.
Calenda però è perentorio: “La mia opinione è che il filo [con gli Stati Uniti, ndr] è rotto non per colpa nostra, ma per colpa di un’amministrazione che ha largamente passato il guado del rapporto tra democrazie e autocrazie e vuole andare di là. Trump vuole demolire l’Europa e depredarla insieme a Putin”.
“Tutti stanno aggrappati agli Stati Uniti per ragioni che sono ovvie, innanzitutto la Nato – ha proseguito – Il rischio, che quasi diventa una certezza, di una guerra commerciale che rischia di radere al suolo la crescita internazionale. Penso che ad un certo punto dovremo fare i conti con un fatto: ai bulli si risponde con la forza”.
A provare a far ragionare Calenda, è Pina Picierno, europarlamentare del Pd: “C’è un nuovo mondo là fuori che ha bisogno di una nuova sinistra, di una nuova democrazia, di una nuova Europa, di un nuovo coraggio, di una nuova responsabilità, di una nuova Italia consapevole del suo ruolo in Europa e nel mondo.Una nuova Italia che – continua il vicepresidente del Parlamento europeo – sappia promuovere le sue grandi capacità frustrate dalla conservazione e dalla rendita di posizione. Che sappia incoraggiare le sue aspirazioni alle libertà democratiche ed economiche. Che sappia sostenere la sua unità che è più forte di chi ha voluto e vuole ancora dividerla. Che sappia coltivare la sua relazione con le spinte più innovatrici e di progresso culturale, tecnologico e sociale del continente. Questa è l’alternativa di governo e su questo bisogna costruirla”.