«Costruiamo un turismo organizzato, con un piano articolato, facendo rete tra i tanti soggetti che possono concorrere alla realizzazione di un piano diffuso sul territorio: la Candelora è finita, è durata un giorno, il flusso di fedeli e di turisti è stato entusiasmante. E poi? Cala il silenzio, aspettando il prossimo evento. Questo non è turismo».
Si può sintetizzare con queste prime immagini il messaggio lanciato da un pasionario del tema, Giovanni Graziano, che si definisce cittadino di Mercogliano, e promotore negli anni di un comitato per dare voce alla comunità.
E parla con cognizione di causa, per essere da quarant’anni attivo a Montevergine nel commercio in uno dei negozi nelle casette. «Non è un discorso che faccio per me – incalza Graziano – la mia vuole essere una accorata sollecitazione rivolta, cito i sindaci di Mercogliano, Avellino, Ospedaletto, Summonte, perché muovano i passi necessari, per fare rete, per pianificare un sistema turistico in grado di garantire l’accoglienza nel tempo. Non perché questa non venga assicurata dall’abate di Montevergine, ma serve altro. Servono un pensiero e uno sguardo lunghi, un piano di accoglienza che coinvolga le strutture di ristorazione e alberghiere con pacchetti dedicati ai turisti, per impedire il mordi e fuggi, per favorire un turismo stabile e crescente nel tempo, e ogni giorno dell’anno. Bella la Candelora, bello il Giro d’Italia. Bene la funicolare, che fa registrare una impennata di viaggiatori. Ma in un solo giorno. E poi?». Per Graziano ogni momento è buono per darsi da fare, d’ora in avanti, per dare la spallata ad una situazione altrimenti sempre più piatta. Gli spunti potrebbero continuare senza fine: la rivalutazione del sistema museale sempre in rete, da Montevergine a valle, così per la biblioteca di Loreto, ma prima di tutto per il turismo religioso, partendo dal santuario e dalla fede per Mamma Schiavona.
«Non lasciamo che l’Irpinia, con le sue straordinarie risorse, venga maltrattata- commenta con amarezza Giovanni Graziano – e questo non vuole essere un atto di accusa. Sono cose di cui parlo puntualmente con il sindaco di Mercogliano prima di tutto, perché sono le sollecitazioni che mi arrivano dalla gente. Sediamoci tutti ad un tavolo, ma senza pensare di chiudere con un protocollo d’intesa astratto, che non si trasforma mai in atti concreti nella sostanza. Chiudo pensando a quello che si può fare, penso a Campo Maggiore che è abbandonato da trent’anni ormai, dove non è stata organizzata un’area picnic degna di questo nome. Penso ad una migliore organizzazione dei servizi davanti al santuario, e penso a quel faro, che, nei tempi andati, illuminava san Guglielmo e lo si poteva scorgere da ogni parte. Riaccendiamo quel faro, riaccendiamo la luce su Montevergine, nostro orgoglio, nostra scommessa per chi non vorrebbe mai lasciare la sua terra e trovare qui sempre nuove occasioni di lavoro e di crescita».