“Volevo raccontare una generazione, costretta a fare i conti con una giovinezza ormai perduta, proprio come il mondo di ieri. Un mondo che comincia a sfilacciarsi di fronte ad eventi come la caduta de Muro”. Spiega così Danilo Monte il film “Deriva” scritto insieme a Mario D’Ambrosio, presentato questo pomeriggio, al festival Laceno d’oro, per Spazio Campania. E’ Mario a spiegare come “il protagonista debba confrontarsi con passato e futuro, dal proprio lavoro di artista al rapporto col figlio. Alla fine, ritroverà quel legame che ha perso, proprio nel caos della festa di Napoli, di una città che esplode di gioia. E’ come se la deriva del protagonista avesse infine trovato un approdo. Sono convinto che ci sia ancora tempo per la speranza e la lotta”. E’, infine, il montatore a spiegare come “a restituire forza alle scene, come apparizioni lancinanti, le immagini dell’archivio, dal calcio alle manifestazioni dei giovani”. Centrale il rapporto col figlio “Il disagio nasce dallo scoprire – prosegue Mario – che dietro la maschera del genitore non c’è nulla, un disagio che cerca di compensare con l’arte, nel tentativo di trovare un posto nel mondo ma solo per chiedersi se è veramente questo che conta. E’ un fillm duro ma che alla fine si apre alla speranza, il protagonista si toglie gli occhial ie guarda n camera per comprendere che ‘è ancora vita”



