Calypso come simbolo di un’eternità a cui tendere, come tensione verso un infinito irraggiungibile. Sono le Elegie per Calypso di Maria Consiglia Alvino, presentate questo pomeriggio alla Biblioteca Provinciale. E’ la poetessa Emanuela Sica a sottolineare la forza di una raccolta in cui l’autrice riesce ad “impersonare tre vite, Calypso, Ulisse e la sua. Ad accomunare i loro destini il filo conduttore del viaggio. Maria Consiglia riesce a restituire la sofferenza del distacco da Ulisse di Calypso, il desiderio dell’eroe di tornare nella sua Itaca e l’evoluzione dell’autrice. Anche lei è andata via dalla propria terra per poi scegliere di tornare. Il suo è un viaggio capace di coinvolgere il lettore, attraverso un sapiente uso linguistico in cui le metafore si fanno specchio della sua interiorità. E’ evidente che la sua poesia, che aveva conquistato anche un critico del calibro di Armando Saveriano non è un puro esercizio di stile ma nasce dall’anima”.
E’ l’autrice a spiegare come “Il mito di Ulisse e Calypso mi ha sempre incuriosito, come tutto il mondo classico. Calypso è la ninfa destinata a vivere un’eternità solitaria, nonostante le spinte che arrivano dal centro, emblema di una tensione verso l’infinito che mai può essere raggiunto ma anche condanna a una perenne solitudine. La poesia diventa così strumento per esprimere l’interiorità attraverso le immagini, come se andassi sempre alla ricerca del correlativo oggettivo di un’emozione”. Confessa come “Non amo interpretare ciò che scrivo” ma spiega come “inevitabilmente Ulisse che rifiuterà l’immortalità offertale dalla ninfa e Calypso che farà di tutto per trattenerlo richiamano la dicotomia tra il restare e il partire che ha attraversato la mia vita e che ancora la attraversa. Poichè mi sento costantemente divisa tra il desiderio di restare nella mia zona di comfort e la voglia di andare verso nuovi stimoli. E se è vero che sono contenta di essere tornata nella mia terra ci sono comunque aspetti dell’essere tornata che non amo”.
La docente Laura Polzone si sofferma sulla centralità del mondo classico nella ricerca di Alvino e sul tema del fluire del tempo, costantemente evocato, un fluire che appare interrotto solo da immagini come quella della “risacca”, poichè spiega Consiglia “mi consolo la ciclicità del tempo, come se mi desse la certezza che nulla si può perdere, nel segno di un eterno ritorno”. E se il richiamo all’estate si fa riferimento all’infanzia, simbolo di una vita libera ma anche di un’autenticità impossibile nelle altre stagioni dell’anno, di quella perfezione apollinea incarnata dal sole, il vento restituisce la forza del movimento che non si può fermare come accade alla natura, tanto da farmi domandare se “non è in fondo la loro la vita vera e da desiderare di farne parte”. Ma è anche richiamo a quella figlia mai avuto “che continua ad essere”. Una poesia che è anche atto di resistenza e protesta contro una società che ci “chiede di essere sempre resilienti, ma chi resiste finisce per spezzarsi. Ci sono querce costrette ogni giorno ad essere giunchi, ad adattarsi alle richieste della società”. Ad impreziosire l’incontro l’esibizione musicale degli studenti della Perna Alighieri