Export, cresce il comparto della pelle, frena l’agroalimentare: sono le due facce dei distretti in Irpinia. Se il distretto di Solofra segna un aumento del 4.2% sui mercati internazionali, l’agroalimentare di Avellino segna uno stop pari a -1%. Il dato emerge dall’analisi periodica del Research Department di Intesa Sanpaolo.
Nel 2024 i distretti tradizionali del Mezzogiorno hanno totalizzato quasi 9,9 miliardi di esportazioni a valori correnti, segnando un +0,4% sull’anno precedente, a fronte di un +0,9% medio nazionale. Dopo un primo trimestre in calo (-2,2%), i due trimestri centrali hanno registrato rimbalzi rispettivamente del +3,6% e del +4%, mentre il quarto trimestre ha segnato nuovamente una flessione (-3,2%). Parallelamente, i poli tecnologici del Mezzogiorno hanno visto una crescita dell’8,9%, nonostante il rallentamento del secondo semestre, culminato nel -9,3% tra ottobre e dicembre.
Complessivamente, le esportazioni del Mezzogiorno hanno beneficiato della resilienza dei comparti agro-alimentare e farmaceutico, capaci di attenuare l’impatto della contrazione subita dalle altre filiere di specializzazione territoriale, penalizzate dalla debolezza della domanda di beni durevoli e semidurevoli. L’andamento delle esportazioni delle sei regioni del Mezzogiorno presenta un quadro molto variegato: l’Abruzzo mette a segno un brillante +8,9%, trainato dai Vini del Montepulciano d’Abruzzo (+19,4%) e dalla Pasta di Fara (+8,5%), mentre la Basilicata registra una flessione del 20,7%, per l’arretramento del Mobile imbottito della Murgia. Campania e Puglia rimangono sostanzialmente stabili, la Sicilia cresce dell’1,1% e la Sardegna cede il -0,1%.