E’ un appello alle nuove generazioni a farsi custodi della memoria, ad essere i testimoni del futuro perchè nessuno dimentichi l’orrore di questa tragedia e non si ripeta una simile violenza quello lanciato dalla storica Gaetana Aufiero, ospite questa mattina dell’Ic Aurigemma di Monteforte, nell’ambito della manifestazione “Il baule dei ricordi”, promossa per celebrare il Giorno della Memoria. E’ la professoressa Paola Romano, coordinatrice dell’evento, a sottolineare il valore di cui si caricano iniziative come queste per “sensibilizzare le coscienze, ricordare quanto accaduto attraverso il racconto e l’esercizio quotidiano perchè la lotta contro ogni forma di discriminazione diventi impegno concreto”. Quindi sono gli studenti ad essere protagonisti, estraendo da un suggestivo baule dei ricordi, posizionato sulla scena, pergamene e documenti antichi, pagine di diario e lettere. Sono le testimonianze di Liliana Segre, Lia Levi, Otto Krauss, Eva Pickova che risuonano nell’aula magna dell’istituto fino all’eroismo di personaggi come Marcel Marceau che consentì a tanti bambini di salvarsi dalle camere a gas. Testimonianze che ci ricordano come “L’identità non può essere una colpa e scegliamo noi chi vogliamo diventare, di qui l’invito a stare sempre in guardia perchè quello che è accaduto potrebbe succedere ancora”. Ad accompagnare la suggestiva rievocazione le note dell’Orchestra dell’Ic Aurigemma.
Ad alternarsi nell’intervento di Aufiero storie di carnefici e sopravvissuti, “Gli ebrei si trasformarono in un capro espiatorio, nella Germania nazista, all’indomani della crisi economica, politica e culturale seguita alla guerra mondiale. Di qui l’idea di Hitler di eliminare l’intero popolo ebraico, dovunque esso vivesse. Se nessuno si ribellò – chiarisce Aufiero – fu perchè faceva comodo a tanti prendere il posto nelle case o nei luoghi di lavoro deli ebrei deportati”. Cita uno dei più acerrimi sostenitori dell’ideologia della razza, Giovanni Preziosi, storico irpino e sottolinea le responsabilità degli italiani nei crimini commessi durante la seconda guerra mondiale-
“Ecco perchè – spiega Aufiero – si carica di un valore forte la legge 211 del 2000 che ha istituito il Giorno della memoria nell’anniversario della liberazione del campo di Aushwitz. Per anni l’Italia ha cercato in tutti i modi, distruggendo prove e indizi, di nascondere le proprie responsabilità nei crimini commessi da Hitler. Decisivi sono stati il lavoro di tanti storici e la scelta dei sopravvissuti di non smettere di testimoniare fino alla presa di posizione di Papa Giovanni Paolo II sui crimini commessi.
Aufiero ricorda agli studenti “il valore degli archivi che custodiscono documentii preziosi per ricostruire una pagina dolorosa della nostra storia. Tra poco i testimoni saranno quasi tutti i morti e starà a voi ragazzi fare sì che le dolorose esperienze che hanno vissuto non vadano dimenticate”. Si sofferma sulle pesercuzioni in Irpinia, dove pure esistevano tre campi che accoglievano dissidenti politici, Solofra, Monteforte e Ariano e sulle discriminazioni che subirono anche gli ebrei avellinesi “Due furono gli ebrei censiti nella città di Avellino, uno era il professore Bemporad, docente di chimica all’istituto agrario, costretto a lasciare il proprio lavoro e andare via. Un trasferimento obbligato di cui non c’è traccia negli archivi dell’istituto. Si parla di un trasferimento come se fosse stata una scelta volontaria ma non fu così. L’altra era una donna di Mercogliano di cui non sappiamo quasi nulla”. E mette in guardia contro chi chiede di tenere chiuse le frontiere e si oppone all’idea di Europa.
E’ quindi la dirigente scolastica Filomena Colella a ribadire come “l’indifferenza è il vero pericolo. E l’indifferenza si combatte con la conoscenza e lo studio perchè siate liberi pensare con la vostra testa”. E ricorda come le persecuzioni dei nazisti durante la seconda guerra mondiale riguardarono non solo gli ebrei ma anche i diversamente abili e i rom, a conferma dell’orrore di un’ideologia che condannava i più deboli. Una memoria che si carica di un valore forte “in un tempo difficile come quello in cui oggi viviamo, contraddistinto da guerre e instabilità. E’ il segno che quelle nefandezze perpretrate nei campi di sterminio sono ancora attuali” A prendere la parola anche il vicesindaco Martino Della Bella che ricorda il campo di confino che esisteva a Monteforte “dove oggi sorge il Municipio. Mio nonno mi racccontava come poco lontano da lì si riunissero alcuni dissidenti che non smisero di contrastare il regime, anche a rischio della vita”.