I PAT custodi di un patrimonio culturale e alimentare grazie all’impegno dell’Ordine dei Veterinari di Avellino e del dott. Vincenzo D’Amato
ROCCA SAN FELICE. Parlare di PAT – Prodotti Agroalimentari Tradizionali – significa dare voce alla storia, alla terra, alle mani che da generazioni trasformano il sapere contadino in eccellenza gastronomica. Significa riconoscere che ogni prodotto tradizionale è molto più di un semplice alimento: è memoria viva, identità territoriale, cultura materiale che si tramanda. In questa missione di tutela e valorizzazione, un ruolo fondamentale è svolto dall’Ordine dei Medici Veterinari di Avellino, che da anni si fa promotore attivo di una visione ampia e moderna della professione veterinaria: non solo tutela della salute animale e sicurezza alimentare, ma anche presidio culturale e ambientale. A fare da cornice per questa tappa la magica Alta Irpinia e ospitati presso l’Agriturismo Forgione, ovvero la casa del “Carmasciano” un formaggio unico nel suo genere che grazie ai PAT si è riusciti a salvare e far conoscere alle generazioni odierne e future.
Ma se oggi questo percorso ha assunto una dimensione concreta, efficace e riconoscibile, lo si deve in larga parte alla visione e alla determinazione del Presidente dell’Ordine, il dott. Vincenzo D’Amato. Figura di riferimento nel territorio e oltre, il dott. D’Amato ha saputo trasformare l’Ordine in una vera piattaforma di dialogo tra saperi scientifici, tradizione agricola e istituzioni, rendendo possibile ciò che fino a qualche anno fa sembrava solo un auspicio. Senza il suo impegno quotidiano, la sua capacità di tessere relazioni, ascoltare i produttori, coinvolgere le comunità locali e credere nel valore strategico dei PAT per il futuro dell’Irpinia e del Mezzogiorno, molte delle iniziative oggi in corso non esisterebbero. È lui il motore silenzioso ma instancabile dietro progetti concreti di valorizzazione, di formazione, di comunicazione.
I PAT rappresentano un patrimonio fragile ma prezioso, che va protetto con strumenti nuovi: conoscenza, narrazione, consapevolezza. Sono testimonianze di biodiversità, di tecniche di trasformazione, di filiere spesso artigianali, fondate su equilibri delicati tra uomo, animale, territorio.
Divulgarne la conoscenza, farli conoscere ai giovani, alle scuole, agli operatori della ristorazione e ai consumatori significa riconoscere il valore di chi ha custodito questi prodotti con tenacia, spesso lontano dai riflettori, seguendo ritmi lenti, cicli naturali, tradizioni familiari. Significa anche creare nuove opportunità econo

miche, sociali e culturali per le aree interne, contrastando spopolamento e omologazione. Questo appuntamento è stato reso ancor più importante ed alzando sempre più l’asticella dalla presenza Professor Nicola Decaro Presidente dell’European College of Veterinary Microbiology (ECVM).
La direzione è tracciata. Ora si tratta di fare sistema, costruire alleanze, attivare percorsi di educazione alimentare, promuovere una narrazione efficace del cibo come espressione culturale. I veterinari – con la guida del dott. D’Amato – sono pronti a giocare un ruolo strategico: quello di custodi moderni della tradizione, capaci di garantire qualità, tracciabilità, sostenibilità.
Dobbiamo dire grazie a chi ogni giorno crede in questo patrimonio e lo difende, non solo come risorsa gastronomica, ma come leva di sviluppo, identità e coesione. E grazie, soprattutto, a chi come il dott. Vincenzo D’Amato ha saputo tradurre la passione in visione, e la visione in azione concreta.