Dalle tammorre che risuonano a Montevergine per il rito della Candelora con la juta dei femminielli alla musica di Carlo Gesualo. E’ un itinerario alla scoperta delle tante Irpinie che caratterizzano il territorio, dalla terra selvaggia di lupi, poeti e musicisti a quella più urbanizzata, dal carcere borbonico di Avellino a Cairano, quello che consegna il giornalista Federico Quaranta nel Provinciale in onda sulle reti Rai
Un viaggio partito dai primi abitanti di questa terra, i lupi, simbolo guida per l’antica tribù degli Irpini, oggi ridotti a poco meno di un centinaio, a causa delle mutate condizioni ambientali fino ad arrivare al santuario di Montevergine, da secoli meta di pellegrini, diventato simbolo di accoglienza degli ultimi, come testimonia la celebrazione della Candelora. A spiegarlo il direttore del Museo di Montevergine Giovanni Maria Gargiulo e il musicista Marcello Colasurdo “Mamma Schiavona è la madre Terra, mamma di tutte le mamme, capace di abbracciare tutti nel suo grembo, in lei convivono maschile e femminile. A lei si ricollegano antiche divinità pagane. In occasione della Candelora, sono le paranze ad essere protagoniste, ogni nostro canto, ogni nostra ‘fronna’ diventa preghiera nel segno di quella cultura pastorale che arriva da lontano”. Un itinerario che attraversa misteri e leggende legate alla Valle d’Ansanto, citata da Virgilio nell’Eneide, dove si venerava la dea italica Mefite, considerata a lungo la porta dell’Ade, qui l’arciprete di Rocca San Felice Santoli nel 1700 cominciò gli scavi che portarono alla luce reperti e statuette consacrate alle antiche divinità, scoprendo un’area consacrata al culto delle popolazioni italiche. Notevole anche l’interesse sul piano geologico, con il maggiore tasso di esalazioni di anidride carbonica in un territorio non vulcanico. A consegnare la magia del luogo Raben, Raffaele Bartolini, custode della Valle n ricordo della comunità degli Osci
Mentre risuonano le note di Vinicio Capossela, tra gli artisti che meglio hanno raccontato questa terra, il viaggio prosegue fino a giungere all’abbazia del Goleto e alla tragedia del sisma del 1980 raccontata dal poeta Franco Arminio “Quando quel giorno sono uscito nella piazza ho capito subito che quell’evento avrebbe cambiato per sempre la nostra vita”. Nel “Viaggio nel cratere” Arminio ricostruisce l’Irpinia a venti anni dal sisma “Ho cercato attraverso il mio sguardo da paesologo di contrastare il cantiere della sfiducia che era diventato questa terra, per cercare di costruire un’idea futuro. Dopo il sisma l’accelerazione dello sviluppo industriale ha cancellato le radici. Oggi. più che mai, sono convinto che non sia necessario rottamare la terra ma che passato e futuro possano convivere. E’ una sfida che abbiamo perso fino ad ora ma che possiamo ancora vincere”.
A parlare della tradizione vitivinicola irpina è, invece, il professore Piero Mastroberardino, titolare dell’omonima azienda “Il vino è un progetto culturale, l’errore è quello di considerarlo mera tecnica mentre ha una forte componente spirituale, è fatto di creatività e imperfezione. La mia famiglia ha sempre cercato di difendere questi vitigni anche quando erano fuori dal mercato. E ha vinto questa scommessa conciliando tradizione e innovazione”. Un percorso che arriva fino al borgo di Gesualdo e al suo castello dove il principe dei musici scrisse i suoi madrigali per trovare conforto e scontarea sua penitenza, vittima del senso di colpa per l’assassinio commesso, dopo la scoperta del tradimento della moglie Maria d’Avalos”. Fino al Museo Irpino nell’ex Carcere Borbonico che racconta la storia del territorio, a partire dalle dominazioni che si sono alternate sul territorio, anche attraverso scenografie e installazioni in 3D. Ad illustrarlo l’operatarice culturale Gemma Savelli. La puntata è realizzata nell’ambito della convenzione tra Rai Com e Regione Campania attraverso Scabec, Società Campana Beni Culturali, con fondi POC 2014-2020.