Attese circa 30mila in piazza a Napoli, sabato 25 maggio, per la manifestazione nazionale “La Via Maestra” promossa dal coordinamento nazionale di cui fanno parte oltre 150 associazioni e movimenti, tra cui la Cgil. Sarà il segretario generale del sindacato, Maurizio Landini, a concludere gli interventi dal palco di piazza Dante, dove confluirà il corteo che partirà da piazza Mancini attraversando le strade di Napoli. Questa mattina, nella sede della Cgil Campania a Napoli, la conferenza stampa di presentazione della manifestazione. Appuntamento alle 13:30 con il concentramento del corteo, al quale parteciperanno delegazioni del sindacato e delle associazioni provenienti da tutta Italia. Oltre 100 i bus che arriveranno in città da Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Toscana, Piemonte, Lombardia, Veneto e altre regioni del Nord Italia. Ad intervenire sul palco saranno tra gli altri anche accademici e costituzionalisti come Massimo Villone e Gaetano Azzariti, scrittore Maurizio de Giovanni, l’editorialista di Repubblica, Massimo Giannini, padre Alex Zanotelli, la presidente di Legambiente Campania, Mariateresa Imparato, lavoratrici e lavoratori della sanità, degli appalti, rappresentanti delle istituzioni. Il corteo si snoderà lungo corso Umberto I, via Guglielmo Sanfelice, via Monteoliveto, via Sant’Anna dei Lombardi, via Toledo. “Sabato 25 maggio, con la manifestazione nazionale promossa da “La Via Maestra” – ha detto il segretario confederale Cgil nazionale, Christian Ferrari – Napoli vivrà una grande giornata di partecipazione popolare. La Cgil, insieme a oltre cento realtà associative, porterà in piazza innanzitutto le ragioni della nostra Costituzione, nata dalla Resistenza e fondata sul lavoro, contro ogni tentativo di sovvertirla. Saremo in piazza non solo per dire no a questo progetto, ma per proporre un’idea radicalmente alternativa di democrazia, di società e di sviluppo, per un’idea di lavoro libero, dignitoso e di qualità, contro ogni precarietà e ogni sfruttamento”. “Il nostro Paese – ha affermato il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci – è governato da una minoranza che ci racconta che l’economia va bene, che l’occupazione è in crescita, che i diritti saranno salvaguardati. La verità è un’altra, ci troviamo di fronte a riforme istituzionali che limitano la democrazia, limitano i poteri del presidente della Repubblica. Sabato parleremo di autonomia differenziata, del divario tra Nord e Sud, dei salari e delle pensioni che non aumentano e della precarietà che va cancellata. La Via Maestra è pensare ad un modello di sviluppo del Paese che abbia al centro la democrazia, la difesa della Costituzione, la salvaguardia delle condizioni di lavoro, di welfare, di assistenza. Va difesa l’unità del Paese, questo è un governo che ha altri interessi e vuole dividerlo”. E ancora: “La Via Maestra – ha detto Andrea Morniroli del Forum nazionale delle Diseguaglianze – è un tentativo di mettere insieme, a livello nazionale ma anche territoriale, tutti quelli che non ci stanno ad avere un Paese separato, diviso, in cui welfare e scuola diventano regionali e non sono più di responsabilità pubblica collettiva, tutti quelli che si oppongono alla perdita di potere del lavoro che sta producendo, come è successo ieri a Napoli, una scia interminabile di omicidi sul lavoro dovuti alla precarietà, all’assenza di dignità sul lavoro, alle regole sui sub-appalti che non ci sono. La Via Maestra – ha concluso Morniroli – è il tentativo che la Cgil sta facendo assieme a 150 organizzazioni a livello nazionale di addensare tutti quelli che pensano che il neo-liberismo non va bene perché produce disuguaglianze e povertà”. “Saremo in piazza – ha detto Francesca Coleti di Arci Campania e Arci Nazionale – perché va rafforzata l’idea vera della Costituzione di un Paese democratico che ha scelto da sempre in modo costitutivo la pace, i diritti, percorsi di uguaglianza sociale. Queste cose sono a rischio, c’è una povertà crescente, un acuirsi delle disuguaglianze che è palpabile, c’è una forte disaffezione alla partecipazione alla democrazia. Ci sono 22 milioni di italiani che hanno già deciso di non andare a votare e che ritengono che non ci sia modo di migliorare le condizioni effettive di vita delle persone in questo Paese”.
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