Il Pd irpino si prepara alla Festa dell’Unità, almeno ci prova. Quando e dove si farà la manifestazione è da stabilire. Pare che in un primo momento si era deciso di celebrarla a Summonte. Comunque l’intenzione della segreteria irpina, si dice, sia di organizzare l’evento entro fine anno. Potrebbe essere l’occasione per un dibattito serio sui problemi dell’Irpinia, cercando di individuare ragionate ed efficaci soluzioni. Intanto, sull’organizzazione della Festa, via Tagliamento trova la quadra.
Non è una novità che tra le varie anime del partito irpino ci sia una distanza irriducibile. Non sono serviti i commissari nazionali e l’intervento del Nazareno che indicò nel 2021 Nello Pizza come segretario unitario, una intesa suggellata dai vertici nazionali che riuscirono a fa sedere intorno ad un tavolo i riferimenti d’area più importanti tra i dem irpini.
Non è bastato: la pace non è durata, il partito non era unito allora e non lo è adesso. Su ogni questione politica dimostra non solo di non avere una posizione condivisa ma di non saper creare le condizioni per un dibattito senza pregiudizi di appartenenza ad una corrente o all’altra. E’ in particolare nei momenti cruciali che si manifesta lo scontro interno. E’ successo alle amministrative e non solo.
Eppure, la sfida di ricomporre le contrapposizioni facendo sintesi non significa unanimità, ma confronto su di un progetto di sviluppo per l’Irpinia o per la città mettendo da parte la fisiologica divisione tra i chi è vicino al governatore Vincenzo De Luca e chi invece segue la linea della segretaria Elly Schlein. Soprattutto significa per gli alfieri del Pd irpino rinunciare ad ogni ambizione di gestione personalistica di un pezzo di partito, ad una posizione di rendita di potere.
Se l’unità non può essere una semplificazione che non guarda alle sfumature delle correnti, che sottace i contrasti, però almeno sarebbe quantomeno auspicabile una dialettica proficua per una intesa su una visione politica funzionale al progresso delle aree interne.
Per fare questo non è necessario per forza un congresso. Anche perché il congresso potrebbe degenerare in una corsa per la conquista della segreteria. In passato le iscrizioni, come è noto, sono state inquinate, ci sono stati brogli, tessere fittizie compilate all’insaputa dei sottoscrittori, tessere distribuite solo ad alcuni circoli, tessere comprate all’ingrosso. E ci sono stati ricorsi: gli ultimi risalgono allo scorso anno in occasione del tesseramento nazionale. Non si esclude possano essercene di nuovi.
La Festa dell’Unità potrebbe essere una alternativa validissima ad un congresso e comunque
un momento di reale pacificazione. Potrebbe, se le buone idee venissero accolte con onestà intellettuale, se ci fosse una naturale e proficua partecipazione degli iscritti, dei militanti veri e non virtuali. Insomma, se ci fosse una festa vera. Per i dem irpini riunirsi una volta tanto non sarebbe male, anzi un modo per testimoniare una genuina volontà di militanza, una sincera idealità, per testimoniare che non si è tesserati per caso. La festa dell’Unità potrebbe essere l’occasione per valorizzare i circoli che sono sempre di meno ma continuano a presidiare il territorio anche se con minore convinzione perché avvertono il gap di partecipazione e ascolto da parte dei vertici, della classe dirigente Pd.
E’ naturale che la percezione dell’inutilità della militanza determini un allontanamento dal partito e un corto circuito democratico che separa la base dai vertici, il territorio dalle istituzioni, l’azione politica dai reali bisogni della comunità, e inesorabilmente allontana il consenso dalla rappresentanza.
Ecco, forse già riuscire a trovare un minino comune denominatore per celebrare la Festa dell’Unità sarebbe un segnale di speranza e l’avvio di una nuova fase in attesa delle regionali del prossimo anno quando il Pd sarà chiamato a prendere posizione rispetto al governo regionale e alla segretaria Schlein, ad entrare o meno nel campo largo, a dare risposte al territorio.