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Zia Lidia Social Club riparte da Vermiglio, paesaggio dell'anima e omaggio alla memoria collettiva
Sceglie di ripartire dalla bellezza di un film come “Vermiglio” di Maura Delpero, atto d’amore di una figlia nei confronti del padre, lo Zia Lidia Social Club. La pellicola, Gran Premio della Giuria alla 81° Mostra internazionale del Cinema di Venezia, candidato italiano agli Oscar, sarà presentata martedì 8 ottobre, alle 21, nel corso di un dibattito con Michela Mancusi e Bianca Palladino, al Movieplex, dove resterà in programma lunedì, martedì e mercoledì alle 18.15 e alle 21. “Mio padre – spiega la regista Maura Del Pero nel presentare la pellicola – ci ha lasciati un pomeriggio d’estate. Prima di chiuderli per sempre, ci ha guardati con occhi grandi e stupiti di bambino. L’avevo già sentito che da anziani si torna un po’ fanciulli, ma non sapevo che quelle due età potessero fondersi in un unico viso. Nei mesi a seguire è venuto a trovarmi in sogno. Era tornato nella casa della sua infanzia, a Vermiglio. Aveva sei anni e due gambette da stambecco, mi sorrideva sdentato, portava questo film sotto il braccio: quattro stagioni nella vita della sua grande famiglia. Una storia di bambini e di adulti, tra morti e parti, delusioni e rinascite, del loro tenersi stretti nelle curve della vita, e da collettività farsi individui. Di odore di legna e latte caldo nelle mattine gelate. Con la guerra lontana e sempre presente, vissuta da chi è rimasto fuori dalla grande macchina: le madri che hanno guardato il mondo da una cucina, con i neonati morti per le coperte troppo corte, le donne che si sono temute vedove, i contadini che hanno aspettato figli mai tornati, i maestri e i preti che hanno sostituito i padri. Una storia di guerra senza bombe, né grandi battaglie. Nella logica ferrea della montagna che ogni giorno ricorda all’uomo quanto sia piccolo.Vermiglio è un paesaggio dell’anima, un “lessico famigliare” che vive dentro di me, sulla soglia dell’inconscio, un atto d’amore per mio padre, la sua famiglia e il loro piccolo paese. Attraversando un tempo personale, vuole omaggiare una memoria collettiva”
A prendere forma una storia d’amore in tempo di guerra ma anche una profonda esplorazione di come le norme sociali profondamente radicate possano imporre alle donne ruoli che non hanno scelto. Il film Vermiglio racconta dell’ultimo anno della Seconda guerra mondiale, il 1944, in una grande famiglia e di come, con l’arrivo di un soldato rifugiato, per un paradosso del destino essa perda la pace, nel momento stesso in cui il mondo ritrova la propria. In quattro stagioni la natura compie il suo ciclo. Una ragazza può farsi donna. Un ventre gonfiarsi e divenire creatura. Si può smarrire il cammino che portava sicuri a casa, si possono solcare mari verso terre sconosciute. In quattro stagioni si può morire e rinascere.
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