“Saremo in primo linea, al fianco dei lavoratori, in questa difficile battaglia per la difesa dei nostri territori”. Fronte comune dei sindaci sulla vertenza ArcelorMittal di Luogosano. Stamane, nell’area industriale di San Mango sul Calore, si sono ritrovati tutti gli amministratori locali per sostenere i circa 70 lavoratori, in sciopero a oltranza da ieri pomeriggio, piombati improvvisamente nel dramma, dopo l’annuncio della direzione aziendale di voler chiudere lo stabilimento irpino.
I margini di trattativa, è emerso anche nel corso dell’assemblea convocata dalle segreterie provinciali di Fim, Fiom e Uilm, sono ristrettissimi. L’azienda sembra infatti intenzionata ad andare avanti lungo la strada annunciata. L’obiettivo del sindacato è aprire al più presto un tavolo di trattativa con i vertici del gruppo, leader mondiale nel settore dell’acciaio, in modo da definire un percorso condiviso sulla gestione della crisi e, quindi, sul ricorso agli ammortizzatori sociali. Lunedì mattina, alle 9, è previsto un sit-in davanti la Prefettura di Avellino con l’obiettivo di portare la vertenza anche sui tavoli delle istituzioni locali.
“Siamo qui per testimoniare la nostra solidarietà, ma soprattutto garantire il nostro pieno sostegno ai lavoratori. É l’ennesimo colpo alla nostra provincia e alle tante famiglie legate al destino di questa azienda”, precisano i sindaci che, nei prossimi giorni, potrebbero convocare i rispettivi consigli comunali per alzare ulteriormente l’attenzione sul destino di una delle realtà produttive storiche della provincia. ArcelorMittal opera infatti da anni nell’area industriale di San Mango sul Calore, dove si occupa di pre-verniciatura di rotoli di acciaio.
Già in passato lo stabilimento aveva vissuto momenti di difficoltà, rientrati sempre a fatica. Stavolta sarebbe stato l’aumento dei costi delle materie prime e delle altre voci del ciclo di lavorazione ad aver spinto i vertici della multinazionale indiana verso il disinvestimento in Irpinia. L’obiettivo del sindacato, a questo punto decisamente complicato, è mantenere la produzione e salvaguardare i livelli occupazionali, anche se in un’altra realtà. Il vicino stabilimento di Taranto potrebbe essere un’ipotesi, ancora tutta da verificare. Così come la disponibilità di altri gruppi a rilevare lo stabilimento e ripartire. In questo senso i vertici del gruppo avrebbero già sondato il terreno, senza registrare alcun interesse concreto.