di Rosa Bianco – Ieri al Teatro Colosseo di Baiano si è conclusa con una lezione di straordinaria intensità e spessore la Scuola di Educazione Politica diretta dal professor Franco Vittoria, che in questi mesi ha saputo dar vita a un luogo raro nel panorama contemporaneo: uno spazio di pensiero critico, di formazione civile, di dialogo autentico tra generazioni, saperi e visioni del mondo.
La lezione finale, dal titolo “La leadership nel tempo della semplificazione della polis”, ha visto protagonisti due figure emblematiche della vita pubblica italiana: Gaetano Manfredi, Sindaco di Napoli e già Ministro dell’Università, e il dott. Gianni Letta, esponente storico della politica nazionale e profondo conoscitore delle dinamiche istituzionali del nostro Paese. Il confronto tra le loro esperienze, pur diverse, ha messo in luce un tratto comune essenziale: la consapevolezza che la vera leadership non è dominio, ma responsabilità. Non è immagine, ma sostanza. Non è esibizione, ma costruzione silenziosa e tenace del bene comune.
In un tempo come il nostro, segnato dalla riduzione del discorso pubblico a slogan, dalla retorica della semplificazione, dall’erosione del pensiero complesso, parlare di polis e di leadership nella stessa frase è già, di per sé, un atto controcorrente. Ma è proprio questa la sfida che la Scuola ha voluto raccogliere: restituire senso alla politica come spazio etico, come progetto condiviso, come esercizio quotidiano di cura della città e dei suoi legami.
Il professor Vittoria ha saputo tessere, lezione dopo lezione, un percorso filosofico e concreto al tempo stesso, capace di radicare l’ideale nella realtà, e la realtà in una visione alta e generosa. Con uno stile che unisce rigore intellettuale e passione civile, ha offerto ai partecipanti – giovani studenti, professionisti, amministratori – una bussola per orientarsi in una stagione smarrita, nella quale la leadership rischia troppo spesso di ridursi a pura tecnica del consenso.
La presenza di Manfredi e Letta ha dato corpo a due modelli differenti ma complementari di servizio pubblico: l’uno radicato nella concretezza amministrativa e nella responsabilità sociale del sapere, l’altro nella lunga esperienza delle istituzioni e nella dimensione umana della mediazione. Due esempi che ci ricordano che guidare, oggi, non è semplificare ma ascoltare, non è comandare ma costruire senso insieme agli altri.
La Scuola di Educazione Politica non è stata solo un ciclo di lezioni. È stata – ed è – un progetto culturale e civile. Un laboratorio per formare una nuova classe dirigente che non abbia paura della complessità, che non fugga il pensiero, che non si rifugi nel cinismo. In un’epoca dove il tempo breve domina, il valore di una visione lunga e radicata nella storia torna ad essere rivoluzionario.
In questo orizzonte, la lezione finale è stata non una conclusione, ma un inizio. Un invito a ripensare la leadership non come carisma individuale, ma come responsabilità plurale. Non come affermazione di sé, ma come impegno per gli altri.
E allora grazie, professor Vittoria, per averci ricordato – con parole e con gesti – che la politica, quando è vera, è ancora una delle forme più alte della dignità umana.