Migliora la qualità dell’assistenza ospedaliera, anche se non in modo omogeneo in tutto il Paese. “Un miglioramento incredibile degli esiti” per i tumori al seno ma non per altri come quello del retto. E’ quanto emerge dal Programma Nazionale Esiti 2025 (PNE) diffuso da Agenas e presentato al Ministero della Salute.
L’analisi prende in considerazione 1.117 strutture di ricovero per acuti e basata su 218 indicatori, di cui 189 relativi all’assistenza ospedaliera, per misurare l’evoluzione del sistema ospedaliero dal 2015 al 2024.
“Cio’ che emerge”, ha spiegato Americo Cicchetti, commissario straordinario di Agenas, “e’ che, quando gli standard nazionali sono robusti, il sistema progredisce e migliora”. “Lo abbiamo visto, ad esempio, nella concentrazione della casistica per i tumori della mammella, che ha portato a un miglioramento incredibile degli esiti”, ha osservato, “dove invece gli standard non erano altrettanto solidi, come nel tumore del retto, la concentrazione non c’e’ stata e gli esiti clinici non sono migliorati”.
Per Cicchetti “il sistema ospedaliero italiano e’ in salute” ma ancora con molti divari. “Il Pne e’ uno strumento estremamente potente perche’ permette di capire come le strutture performano in termini di capacita’ di generare salute, oggi la performance ospedaliera puo’ essere misurata con grande precisione grazie alle Schede di Dimissione Ospedaliera, un flusso che raccogliamo da trent’anni. Lo stesso livello di accuratezza potra’ essere raggiunto anche sul territorio grazie agli investimenti nel Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 e nell’ecosistema dei dati sanitari”.
Nell’area cardiovascolare, quasi il 90% dei pazienti con infarto miocardico acuto viene trattato in centri ad alto volume, con valori analoghi anche per l’angioplastica coronarica (PTCA). Rimane invece molto frammentata la casistica del bypass aortocoronarico, con un calo dei centri sopra soglia da 23 nel 2015 a 15 nel 2024, e una riduzione della quota di interventi effettuati nelle strutture piu’ qualificate (dal 41% al 29%).
Nella chirurgia oncologica si registrano miglioramenti significativi nella centralizzazione: la quota di interventi in centri ad alto volume cresce dal 72% al 90% per la mammella, dal 69% al 73% per il colon, dal 63% all’82% per la prostata e dal 69% all’83% per il polmone.
Permangono criticita’ nelle resezioni pancreatiche, dove la concentrazione nazionale si ferma al 54% e crolla al 28% nel Sud e nelle Isole. Gli interventi isolati sul retto mostrano invece un peggioramento complessivo, con livelli inferiori agli standard nazionali. Tempestivita’ dei trattamenti. Migliora la rapidita’ delle cure, pur con forti differenze regionali.
Nei pazienti con infarto STEMI (la forma piu’ grave), la percentuale di PTCA effettuate entro 90 minuti sale al 63%, dal 57% del 2020. Anche la gestione delle fratture del collo del femore negli ultraottantenni operate entro 48 ore passa dal 52% al 60%, con molte regioni meridionali sotto lo standard. Area materno-infantile.
L’appropriatezza clinica mostra progressi: i tagli cesarei primari scendono dal 25% al 22%, le episiotomie dal 24% al 9%, mentre i parti vaginali dopo cesareo (VBAC) aumentano dall’8% al 12%, pur restando molto bassi nel Sud. Organizzazione e gestione dei ricoveri. Nella colecistectomia laparoscopica, i ricoveri in day surgery salgono dal 22% al 39%.
Migliora anche la degenza post-operatoria: la quota di dimissioni entro 3 giorni raggiunge l’87%, rispetto al 74% del 2015. Esiti clinici. La mortalita’ a 30 giorni dopo bypass aortocoronarico isolato scende all’1,5%, ben al di sotto della soglia del 4%.
Per gli interventi sulle valvole cardiache, la mortalita’ si attesta al 2%, con criticita’ concentrate in Calabria, Campania e Puglia. Agenas ha ribadito che il PNE si conferma uno strumento essenziale per la governance sanitaria, utile alla programmazione nazionale e regionale e al governo clinico delle strutture, grazie a indicatori in grado di misurare qualita’, sicurezza e appropriatezza dell’assistenza.



