«In Irpinia, l’edilizia è il comparto che più degli altri soffre per le ripercussioni della crisi: una condizione che implementa il sommerso a scapito della sicurezza e dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici impegnati nei cantieri», afferma Antonio Di Capua, segretario generale della Fillea Cgil che venerdì mattina al «Viva Hotel» aprirà i lavori con una relazione introduttiva. Saranno presenti il segretario generale della Cgil irpina, Franco Fiordellisi, e il segretario generale Fillea Campania, Giovanni Sannino.
«Attraversiamo un momento di profonda crisi», ribadisce Di Capua. «È indispensabile – prosegue – il supporto delle istituzioni per risollevare le sorti, contrastando il crescente fenomeno del lavoro irregolare. Sul punto, i dati della Cassa edile restituiscono un quadro a tinte molto fosche». Infatti, stando ai rilievi dell’ente, nel 2017 c’è stato un calo dei livelli produttivi con una perdita complessiva del 36,5 per cento. Su queste dinamiche incide il dato negativo delle opere pubbliche, comparto che invece avrebbe dovuto trainare la ripresa degli investimenti così come previsto dalla Legge di Bilancio 2017. «Tuttavia – osserva il segretario Fillea Cgil – queste misure non hanno prodotto gli effetti sperati, a causa dell’incapacità di tradurre in cantiere le risorse disponibili e per l’efficienza nelle procedure di spesa da parte della pubblica amministrazione».
Nella nostra provincia, si registra una flessione della massa salariale, rispetto all’anno precedente, del 20 per cento pari a 10 milioni di euro in meno (dai circa 45 milioni del 2016 ai 35 del 2017). In calo anche gli addetti presenti in Cassa (3789, ovvero 689 in meno rispetto all’anno precedente) e le imprese (1057, ovvero 110 in meno rispetto all’anno precedente). Di conseguenza, scende il numero delle ore lavorate (739mila 426 in meno) che si attestano a 2 milioni 979mila complessive con una diminuzione del 25 per cento. Questi dati riflettono il trend negativo del periodo in esame dove è positiva la sola percentuale delle imprese regolari sul totale che si mantiene pressoché stabile. Mentre quelle irregolari passano da 120 a 121 e rappresentano l’8,96 per cento del totale.
«È necessario intervenire con lo sblocco dei cantieri, con una serie di interventi di edilizia pubblica, con l’avvio della programmazione per l’edilizia popolare di qualità e il recupero dei Centri storici sia in città sia in provincia. È opportuno – conclude Di Capua – pianificare operazioni di ristrutturazione edilizia con tecniche avanzate, puntando alla valorizzazione del patrimonio abitativo esistente, intervenendo soprattutto sull’edilizia popolare pubblica e implementando opere di bonifica».