Una delegazione guidata dalla Dr.ssa Angela Marcarelli, Coordinatrice della Rete Consumatori Regionale, ha avuto un incontro con il Vice Presidente della Giunta Regionale On.Fulvio Bonavitacola al quale ha consegnato le 9.518 (novemilacinquecentodiciotto) firme autografe della petizione popolare raccolte nella scorsa estate, in poche settimane, dagli associati delle 32 realtà territoriali, , su tutto il territorio regionale per chiedere il ritiro in autotutela della delibera Giunta Regionale 312 del 31 maggio 2023.
Delibera che, di fatto, privatizza l’acqua alla fonte benché in una parte percentuale.
La Giunta ha dato indirizzo agli uffici competenti di avviare la predisposizione degli atti propedeutici: – “alla costituzione di una società mista pubblico- privato con maggioranza pubblica e nella forma di una S.p.A.” per la gestione della Grande Adduzione Primaria di interesse regionale; – -” all’affidamento a società mista…per la scelta del socio privato della gestione del servizio idrico integrato della Grande Adduzione primaria di interesse regionale ……”
All’ On.le Bonavitacola sono state illustrate le motivazioni della richiesta in autotutela della delibera di Giunta Regionale n.312/2023, che di seguito sono dettagliatamente riportate. All’esito l’Onorevole, pur sostenendo il percorso intrapreso con il suddetto deliberato, ha dimostrato una importante apertura verso la richiesta fatta con la petizione. Si è impegnato anche a fornire a questo movimento di tutela dei consumatori ogni atto propedeutico a definire il percorso societario per la gestione della Grande Adduzione Primaria del servizio idrico campano, prima della loro pubblicazione ufficiale per facilitare un sereno confronto con tutti i soggetti che ne abbiano interesse. Ha ipotizzato anche una eventuale attivazione di un osservatorio partecipato con le associazioni interessate.
Nel dettaglio è stato evidenziato che l’iniziativa intrapresa è stata supportata anche da numerose delibere di consigli comunali e delle Province della Campania che, seguendo l’esempio del Consiglio Comunale di Napoli ed Avellino, stanno deliberando a favore della revoca della DGR 312/23.
Il tentativo di privatizzare l’acqua arriva da lontano anche se resta chiara e definitiva la volontà dei cittadini che l’acqua resti sempre gestita da soggetti totalmente pubblici. Nel 2008 con l’art.23 bis del D.L. 112/2008 il governo imponeva l’affidamento ai privati dei servizi locali ma con il referendum del 2011 la norma è stata abrogata con una maggioranza plebiscitaria. Sul quesito specifico relativo all’acqua, con il quale veniva chiesto di esprimersi sul comma 1 dell’art.154 del Decreto Legislativo n.152 del 3 aprile 2006 che prevedeva l’inserimento nella tariffa idrica della “adeguata remunerazione del capitale investito”, la maggioranza assoluta degli aventi diritti al voto si è espressa in modo netto e assolutamente univoco: “no alla privatizzazione dei servizi” e “no al profitto sulla gestione dell’acqua”.
La strada della gestione privata dell’acqua è stata completamente e definitivamente sbarrata in quanto il legislatore non può riproporre, né formalmente né sostanzialmente, le disposizioni abrogate dagli elettori con lo strumento referendario neanche in modo velato come accaduto nella trattazione del d.d.l. 2021 sulla concorrenza ed il mercato che, ipotizzando la privatizzazione sistematica dei servizi di acqua potabile, trasporti e rifiuti, oltre a porsi in aperta violazione dell’esito dei referendum del 2011, si era spinta fino al punto da piegarsi alla logica del profitto sui servizi essenziali.
La Regione Campania con Decreto della Giunta Regionale n.312 del 31.5.2023, in netta contrapposizione e disattendendo il quesito referendario del 2011, prevede l’istituzione di una società mista, a cui affidare la gestione servizio idrico della Grande Adduzione Primaria di interesse Regionale, ad una società mista pubblico – privato dove il privato deve garantire l’anticipazione del finanziamento di opere a proprio carico salvo garantirsi il recupero di tale anticipazione su base pluriennale. Si privatizza, di fatto, l’acqua alla fonte.
È allarmante la dichiarata esigenza dei fondi privati per garantire ed assicurare l ’“adeguata valorizzazione della proprietà pubblica -n.d.r.- infrastrutture Grande Adduzione di demanio Regionale” cosi come e allarmante la necessità di delegare al privato, per almeno il 30%, la valorizzazione di una struttura strategica come la Grande adduzione di interesse regionale del servizio idrico integrato.
La Regione Campania con la delibera 312 dichiara di non essere in grado, come parte pubblica, di garantire la gestione dell’acqua alla fonte e di aver bisogno di fondi privati per la valorizzazione di un suo bene appartenente alla collettività. Cosi l’acqua, contro la volontà popolare, diventa un bene di consumo assoggettata alla concorrenza e al mercato.
A conclusione dell’incontro, l’On.le Bonavitacola è stato ringraziato per l’accoglienza, attenzione ed ascolto riservato alla delegazione ed alle sue istanze.