di Rosa Bianco
Sabato 24 maggio 2025, alle ore 15, nella solenne cornice della Biblioteca del Seminario di Caserta, si concluderà un ciclo triennale di studi dedicato a una delle figure più complesse, lucide e tragicamente profetiche della Prima Repubblica: Aldo Moro. L’iniziativa, aperta al pubblico per il suo alto valore civile e culturale, ha ricevuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è stata inserita nell’albo storico delle celebrazioni ufficiali. Ospite d’eccezione sarà il professor Ortensio Zecchino, insigne accademico ed ex ministro, che interverrà su invito della Scuola del disegno delle relazioni Polity Design, promotrice del percorso di ricerca politica e storica che ha restituito spessore e senso a una memoria troppo spesso ridotta a vuota retorica.
La figura di Aldo Moro sfugge a ogni riduzione ideologica. Uomo di mediazione ma non dell’ambiguità, cristiano integralmente politico, visse e pensò la Democrazia Cristiana come laboratorio etico prima ancora che come apparato partitico. Oggi, a 47 anni dal suo sequestro e assassinio, parlare del “caso Moro” significa interrogare il cuore pulsante della democrazia italiana: la sua capacità di confronto, la tenuta delle sue istituzioni nei momenti di crisi, ma soprattutto la profondità culturale delle sue élite politiche.
Il ciclo di studi che si chiude a Caserta non è un omaggio tardivo, ma un’opera necessaria. In un tempo che ha smarrito la grammatica del pensiero politico, che vive di slogan e vive di risse, tornare a Moro significa tornare al senso del dovere, al rifiuto dell’estetica del potere fine a sé stesso. Come ha ricordato più volte Zecchino nei suoi lavori, la lezione morotea è ancora attuale: è la lezione della complessità, della pazienza, della responsabilità verso il futuro.
La presenza di Zecchino, uomo di cultura che ha attraversato con coerenza le fasi più difficili del dialogo tra sapere e potere, è in sé un messaggio: è possibile fare politica con visione, è ancora possibile insegnare la democrazia non solo come procedura, ma come civiltà.
Caserta, sabato, non sarà soltanto luogo di studio: sarà luogo di riflessione pubblica. Sarà un piccolo ma eloquente segnale di quella “resistenza della ragione”, che Moro cercò fino all’ultimo. È tempo di ascoltarlo davvero. Non per nostalgia, ma per necessità.