Un vero e proprio assalto, quello di stamattina nella tranquillissima Senerchia: in un paese di soli 700 abitanti è stato presentato un numero esagerato di liste di candidati, in vista delle elezioni amministrative del 25 e 26 maggio. Si contano 21 liste in tutto: la maggior parte sono candidati provenienti da altri comuni di altre regioni, una è di partito, Fiamma Tricolore, e poi due le liste con progetti amministrativi locali. Si propone, come ogni anno, l’ assurda consuetudine delle liste composte per la maggior parte da appartenenti alle forze dell’ordine, che partecipano in maniera meramente formale per ottenere trenta giorni di permesso retribuito. Una procedura, che sia chiaro, è prevista dalla legge.
La concentrazione di così tante liste nel piccolo comune a cavallo tra l’Irpinia e il salernitano è favorita anche dal numero esiguo di comuni impegnati in questa tornata elettorale: oltre Senerchia, Chiusano di San Domenico e Rotondi sono i tre comuni irpini commissariati che andranno al voto.
A fronte delle liste di “forestieri”, si fronteggeranno le due liste “reali” di Senerchia, con candidati sindaci Concetta Varalla e Michele Di Muro. L’avvocato Concetta Varalla guiderà la lista “La Ginestra”. Candidati in lista Boffa Luca (detto Gianluca), Calzaretta Pasquale, Coglianese Giandomenico, De Simone Gelsomino, Di Concilio Rosanna, Mazzone Rossella, Sessa Carmine, Vece Marilena.
La lista “Senerchia Viva. Un Paese c’è” vede candidato a sindaco Michele Di Muro. L’architetto guida la lista composta da: Montenero Gabriele, Gasparro Giada, Gasparro Maria Pia, Naponiello Debora, Mazzone Donatella, D’Ambrosio Mario, Melillo Nevicella, Trimarco Pietro.
Tornando alle norme che autorizzano l’infelice pratica delle candidature al solo fine del congedo retribuito, la norma stabilisce che nei comuni al di sotto dei mille abitanti non sia prevista alcuna raccolta firme da allegare alla presentazione di una lista. Un’altra norma, decisiva, riguarda l’aspettativa in campagna elettorale, disciplinata da una legge che risale all’aprile dell’81. Alla voce norme di comportamento politico è scritto che: «Gli appartenenti alle forze di Polizia candidati alle elezioni politiche o amministrative sono posti in aspettativa speciale, con assegni, dal momento dell’accettazione della candidatura e per tutta la durata della campagna elettorale e possono svolgere attività politica e di propaganda al di fuori dell’ambito dei rispettivi uffici e in abito civile». Una norma praticamente identica è prevista anche per chi lavora nelle forze armate (art.1484 del codice dell’Ordinamento Militare). Insomma, per chi indossa una divisa e si candida ci sono a disposizione 30 giorni di congedo retribuito, esattamente quanto dura una campagna elettorale. Nei centri con una popolazione residente non superiore a mille abitanti, recita la norma, non è prevista la sottoscrizione delle liste, dunque chiunque, anche per un motivo “personalistico”, può candidarsi.