«La rivoluzione femminile, la più grande rivoluzione delle nostre menti, che si sono liberate dalle ragnatele di tanti pensieri, stupidi e razzisti”. Il professore Luigi Anzalone sottolinea il dato politico e sociale che traspare in maniera netta dalle pagine del libro di Alberta De Simone, “Un insolito inverno”, edito da Liguori.
Una lectio magistralis, la sua, in occasione della recente tappa che l’autrice del suo ultimo libro ha tenuto a Pietrastornina, in un convegno alla presenza del sindaco, Amato Rizzo, e moderato da Ivana Picariello del Corriere dell’Irpinia.
Luigi Anzalone ha accompagnato i tanti presenti in questo viaggio che vede al centro dei pensieri scritti dall’onorevole De Simone quella battaglia di conquista svolta dentro e fuori l’aula parlamentare. «La legge sulla violenza sessuale è la sua – sottolinea con enfasi l’ex presidente della Provincia – è di Alberta, che, da donna tenace, realistica, determinata, è riuscita a superare antichi retaggi, invidie, infantilismi, e poi le gelosie delle sue stesse compagne di partito». Anzalone tratteggia l’evoluzione del racconto, dal contesto montellese di origine di De Simone al percorso evolutivo, di donna che affronta il dolore, la malattia, di soggetto attivo in politica che si dimena tra gli infiniti ostacoli frapposti già nel proprio partito.
«Un libro molto bello, elaborato da una che scrive in maniera naturale, che ha un dono, quello dell’eleganza e della creatività espressiva», continua il professore Anzalone, che spazia da un’immagine all’altra, «un libro che mi ha commosso e turbato, scritto nel periodo della pandemia: pagine che ci dimostrano come questo modello di sviluppo ci può portare alla catastrofe, alla fine della civiltà, perché una cosa è il lavoro che imita e rispetta le leggi della natura, tipico della società contadina, altro il lavoro fondato sulla volontà di potenza e di dominio della natura».
La pandemia, appunto. Alberta De Simone racconta il suo stato d’animo in quei mesi bui, isolata in casa con il figlio aggredito dalla malattia e senza difese immunitarie. In quel tormento, intimo e familiare, e di tutto il pianeta, i pensieri hanno cominciato a prendere forma sullo schermo del computer. L’infanzia, Montella, le amiche, i genitori che ti fanno studiare, mentre cresce la voglia di scrollarsi di dosso quel peso soffocante calato sulle donne, destinate solo al matrimonio.
Il convegno a Pietrastornina si svolge il nove marzo, a ridosso della Festa della donna. Il tema è di stretta attualità.
«La rivoluzione delle donne è stata l’unica non cruenta, e che ha ottenuto risultati positivi per tutti, per gli uomini e per le donne», sottolinea l’ex presidente della Provincia. «Una legge, quella sulla violenza sessuale che è diventata reato contro la persona, che ha superato vecchi e assurdi retaggi. Abbiamo impiegato 18 anni per farla. Luigi Berlinguer mi sconsigliò, lascia stare, mi disse, per 18 anni gli altri parlamentari non ci sono riusciti. Sono andata avanti, ho riunito le elette delle liste progressiste, ho lavorato al superamento delle gelosie tra donne, e fatto una proposta unica, tra le parlamentari della Dc allora partito popolare, socialiste e poi anche le colleghe di destra. 88 le firme presentate, altri parlamentari ci chiesero di aggiungersi. Comincia l’altalena tra Camera e Senato, la legislatura stava per cadere, e con essa anche la possibilità di approvare la legge». Ormai sfinite, in un clima rovente in aula, ecco il colpo di teatro, come lo racconta De Simone:«Si alza Giulio Andreotti che ammonisce l’aula e richiama l’attenzione sul momento storico. 14 febbraio 1996, passa la legge numero 66: le donne italiane vengono considerate persone».
La protagonista di questa storia, come Alberta De Simone dice di se stessa, «fu una deputata irpina, una insegnante non figlia di genitori illustri».
Questa storia è raccontata nelle pagine di “Un insolito inverno”, ma con essa se ne intrecciano tante e tante altre, storie di una vita che consegna al lettore infinite chiavi di lettura. Un prezioso documento, che, a tratti in chiave autobiografica, diventa saggio storico e ricostruzione della memoria collettiva perduta, dalla quale ripartire per non stancarsi mai di interrogarsi sul senso dell’impegno di ogni individuo nella società.